martedì 27 aprile 2010

La doppia vita di Steven Gerrard.. Volume II

TEMPI MODERNI: L’AMARO CALICE

Ma Gerrard, tra la sorpresa generale, rifiuta nuovamente le avances della babuskha di Saratov.. dichiara amore eterno alla sua città: Liverpool.. Sente che è arrivato il momento per trionfare anche in patria con la squadra della sua città, per sfatare la maledizione.. Ma dal sottosuolo della metropoli ritornano in superficie i fantasmi degli scioperi nelle miniere di carbone di Whiston.. riemerge l’incubo del thatcherismo.. La nemesi dell’Heysel riavvolge la città.. Il Liverpool non può vincere.. E non vincerà più.. Da lì in poi la carriera di Stevie G è come fosse il negativo di quella della squadra.. un fotogramma di celluloide al quale viene negata la luce.. Tanto lui migliora ancora, ogni giorno, diventando fuoriclasse di livello assoluto.. tanto la squadra di Benitez non vince più nulla.. Il vuoto.. Solo una FA Cup.. ai rigori, contro il West Ham.. dove Gerrard è ancora il grande protagonista.. Suo il gol del momentaneo 2-2, suo il tiro da 35 metri per il 3-3 al 90’ che cambia la storia della partita.. Poi solamente il vuoto.. Il vuoto, e la beffa.. Dopo avere eliminato in semifinale il Chelsea della babuskha esltiniana.. dopo avere creduto di avere fatto la scelta giusta.. dopo essersi creduto artefice del proprio destino.. Gerrard si scontra con lo spirito della storia, che aveva stabilito che il Liverpool non poteva vincere.. Ed allora ad Atene, di nuovo contro il Milan.. arriva una cocente sconfitta in finale di Champions League.. e l’occasione migliore, la palla del pareggio, ad inizio ripresa.. la sbaglia lui.. Il resto è storia recente.. Gerrard è diventato un fuoriclasse, un’icona del calcio mondiale.. E nonostante non abbia vinto più nulla, né con il Liverpool né con la nazionale, ha oramai varcato la soglia del mito.. La maglia numero 8 del Liverpool è un simulacro indossato dai bambini di tutto il mondo.. da Harare a Naypyidaw.. Sulle sponde del lago Nahuel Huapí lo adorano.. e ad Ulaanbaatar lo venerano.. Il piccolo Steven Gerrard, quello nato nelle council estates della periferia est di Liverpool, quello piccolino e gracile.. e poi cresciuto troppo in fretta.. quello che stava per non farcela e ce l’ha fatta.. E’ diventato Steven Gerrard, ha travalicato la sua persona, esondato il suo essere.. è diventato la maglia numero 8 del Liverpool.. un simulacro dei giorni nostri..

Quando cresci nelle council estates di Whiston.. sai che quando chiedi un favore poi devi restituirlo.. Allora accetti, scrivi una lettera che verrà portata in tribunale da tuo padre.. che la leggerà nel processo per rapina a mano armata nei confronti di John Kinsella.. “Da quando abbiamo chiesto aiuto a Kinsella per difenderci dalle minacce di G.B. Junior, uno psicopatico che minacciava la carriera di mio figlio – legge tuo padre in tribunale – la nostra vita è migliorata, non abbiamo più paura di uscire di casa. Il signor Kinsella gode di estrema gratitudine e del massimo rispetto da parte di mio figlio e della nostra famiglia” Ora ti rispettano tutti a Liverpool.. non solo nelle terre emerse.. tra autorità che ti hanno insignito dell’Mbe, e l’università di cui sei ricercatore onorario.. ma anche il suo sottosuolo criminale.. Non solo i padrini.. come John Kinsella, che durante una pausa del processo si è assentato per andare in bagno ed è evaso.. scappando in Brasile.. ma anche i quadri intermedi, gli affiliati e persino i ragazzini incappucciati delle gang.. Nessuno ti toccherà più.. stai tranquillo.. Questa è la tua nuova libertà.. questa è la tua prigionia.. Ne avrai prova a breve.. quando eviterai la galera e otterrai la libertà.. ma una voce dentro inizierò a tormentarti.. e tu rimarrai confuso, non riuscirai a capire.. e ti sembrerà di avere ottenuto la prigionia.. solo che tu la chiami libertà..

La stagione 2008-2009 sembra quella buona per Gerrard e per il Liverpool.. I Reds sono in testa alla classifica della Premier League e possono finalmente vincere quel titolo che manca da esattamente 20 anni.. I cabalisti si esercitano nei corsi e nei ricorsi della storia, gli astrologi prevedono, i maghi preveggono e i matematici tirano ad indovinare.. Dopo 20 anni di astinenza.. tutto è pronto per vincere la Premier League.. E’ un freddo sabato di dicembre, mancano due giorni a capodanno.. Guidato dal suo capitano, dalla maglia numero 8, che mette a segno una doppietta, il Liverpool asfalta 5-1 il Newcastle a St. James Park salendo a +3 in classifica sul Chelsea.. Sembra il preludio alla gloria.. alla faccia di nemesi e maledizioni.. Il Liverpool è un razzo in partenza per nuovi mondi sconosciuti e Stevie G l’astronauta che sta per conquistare la luna.. ma commette un tragico errore.. si ferma un attimo, un attimo solo, un attimo di troppo, a guardare il dito che gliela indica.. E quel dito punta dritto su Southport.. sobborgo a nord di Liverpool.. quel dito lo indirizza al Lounge Inn.. Grandi vetrate, arredamento modernista.. è un night di fascia medio alta.. Ai tavoli ci trovi calciatori, improbabili attricette ed incerti economisti della recessione in fuga dalle metropoli del Lancashire.. E’ un posto tranquillo, che Gerrard conosce.. dove è già stato.. E allora lascia perdere la luna e si mette a seguire il dito.. Verso Southport, verso il Lounge Inn.. Qui però succede qualcosa.. Ad un certo punto della serata il dj non gli vuole consegnare la tessera magnetica per accedere alla consolle e cambiare la musica.. Gerrard non capisce, ha esondato la sua essenza umana, è una celebrità, un’icona, un simulacro.. ha pagato il suo prezzo, tutto ha un prezzo.. ed ora vuole fare come crede.. Si avvicina al dj, prova a spiegarglielo.. e questo invece risponde.. comincia ad agitare le mani.. Allora Stevie G, un aggressivo timido.. in campo come nella vita.. teme di essere colpito.. e, fedele all’unica regola della strada, parte all’attacco per primo con una gomitata in faccia..

Accorrono gli amici, la tua corte.. ti portano via.. tu non centri nulla, non hai fatto nulla, non hai visto nulla.. Eppure dall’angolino in cui ti hanno nascosto vedi.. vedi uno che spacca una bottiglia in faccia al dj, che crolla a terra in un bagno di sangue.. ne vedi un altro, che mentre il dj è a terra comincia a prenderlo a calci.. prima sulla milza, poi, già che c’è, sulla faccia.. Ti portano fuori dal locale.. ti fanno camminare.. vi allontanate a passo svelto per il labirinto di viette dietro il Pier di Southport.. Ma in lontananza senti le sirene della polizia.. arrivano.. vi circondano.. Senti il freddo delle manette ai polsi.. Durante tutto il tragitto hai una sola voce in testa.. taci.. i tuoi amici, la tua corte, te lo hanno detto chiaramente.. non dire una parola.. taci.. Finisci in questura, ci rimani 48 ore.. due notti in cella ed un giorno intero sotto interrogatorio.. Sei distrutto, vorresti parlare.. raccontare la tua storia.. liberarti del peso di una vita.. ma la voce dentro continua a ripeterti come una litania.. non dire una parola.. taci.. Ed allora non parli.. ti tieni dentro tutto e fai scena muta.. Poi, quando vieni rilasciato, torni subito a giocare, la cosa che sai fare meglio.. l’unica cosa che sai fare.. Tu sarai prosciolto da tutte le accuse.. altri saranno condannati al posto tuo.. Ora lo capisci.. se fai un favore poi te lo restituiscono.. Ora lo capisci.. E’ questa la tua libertà.. sarai sempre loro prigioniero..


EPILOGO

La nemesi trionfa.. e la stagione dei Reds finisce male, un’altra volta.. Gerrard è premiato per la prima volta giocatore dell’anno ma il titolo finisce allo United, che fa 18, uguagliando proprio il Liverpool.. E siamo ad oggi, è la primavera del 2010.. la campagna domestica è stata un disastro.. il Liverpool, mai in corsa per il titolo non si qualificherà nemmeno per la Champions.. le uniche carezze potrebbero venire dall’Europa League, dove i Reds hanno raggiunto le semifinali.. Ancora una volta dove la patria, autarchica e vendicativa, proibisce.. l’Europa mai nata, debole e corrotta, potrebbe permettere.. ma questa è un’altra storia.. Il tactician Rafa Benitez quest’anno ha sbroccato.. e se ne andrà.. Ha venduto il regista della squadra, Xabi Alonso, e lo ha rimpiazzato con una pallida controfigura del suo numero 8.. Il numero 24.. Alberto Aquilani.. uno dei tanti pseudo talenti con un luminoso avvenire alle spalle.. che ovviamente insieme al numero 8 non è mai riuscito a giocare.. Anche Gerrard, forse, se ne andrà.. Sta cominciando a pensare al futuro.. sta considerando seriamente di lasciare Liverpool per andare a strappare l’ultimo ingaggio importante della carriera.. in Spagna, o in Italia.. E non si capisce perché, ma tutti sembrano sapere che questa volta non ci ripenserà all’ultimo minuto, come nelle due occasioni precedenti.. quando rifiutò il Chelsea.. Il piccolo Stevie G è cresciuto, e deve cominciare a pensare al domani.. a quando non correrà più dietro un pallone.. Allora una sera decide di parlarne con la moglie.. Alex Curran, una presunta ex modella, volgare al punto giusto.. tette di plastica, naso rifatto e parrucchino biondo che ne fanno di diritto una leader delle wags inglesi.. le wags.. simulacro della donna.. La invita fuori a cena.. ma qualcosa lo attrae a Southport.. come un magnete.. ovunque volesse andare, finisce lì, a Sothport.. Finisce alla Warehouse Brasserie.. 0,5 miglia, dieci minuti a piedi dal Lounge Inn.. il tipico dock riconvertito a ristorante di tendenza.. lampade d’acciaio che sparano luce gelida su cassettiere vittoriane tirate a lucido.. un calore umano da sala d’aspetto aeroportuale e cucina fusion.. repellente al gusto come alla vista.. Lì Stevie G ed Alex incontrano Paul Adams, noto promoter e ristoratore.. iniziano a parlare di cucina e di affari.. Alla coppia di icone, al simulacro, il locale piace.. Si stringono la mano.. affare fatto.. Gerrard diventa padrone in società della Warehouse Brasserie.. Si sta preparando per il futuro.. quando non giocherà più.. quando si scinderà dalla sua stessa icona.. quando il simulacro e la persona saranno definitivamente due entità diverse..

Tu sei cresciuto nelle council estates di Whiston e sei diventato uno dei calciatori più famosi del pianeta, giochi nella squadra della città in cui sei nato e cresciuto.. Avresti potuto non farcela, ma ce l’hai fatta.. e quando stavi per non farcela.. ti hanno aiutato loro.. Lei è tua moglie, è una wag, tiene una rubrica di shopping sul Daily Mirror, dà il suo nome ad una collezione di profumi.. ha spaccato la bottiglia in faccia ad una ragazzina fuori da un ristorante qualche anno fa.. ma loro hanno messo tutto a tacere.. è tornata a casa.. ti ha dato il secondo figlio.. Siete cresciuti ai margini dell’impero.. e insieme e a fatica avete scalato la ripida piramide delle caste inglesi fino a raggiungerne la vetta.. La salita non è stata facile.. Ma ora che siete in cima potete prepararvi per quando lo spettacolo sarà terminato.. e investire nel futuro.. investire in ristoranti alla moda.. come la Warehouse Brasserie.. a sole 0,5 miglia di distanza, dieci minuti a piedi.. dal Lounge Inn.. In quel nodo spaziotemporale.. dove si condensano il tuo ying e il tuo yang.. Tu sei Stevie G.. ragazzino cresciuto nelle council estates di Whiston.. diventato capitano del Liverpool.. Tu hai esondato la tua persona.. sei diventato un’icona del calcio mondiale.. un simulacro.. Non sei più umano.. eppure senti una voce dentro.. che continua a ripeterti sempre la solita frase.. La tua vita non ti appartiene.. è della città.. è di chi controlla la città.. La tua libertà ha un prezzo: è la loro libertà.. Sei sempre stato loro prigioniero.. E lo sarai sempre.. Non è finita qui.. non finirà quando la tua carriera sarà terminata.. quando l’icona e la tua persona saranno definitivamente scisse.. quando tu non sarai più.. né l’una, né l’altra.. e di te rimarrà solo il simulacro.. Tu sei Steven Gerrard.. E senti una voce dentro che continua a ripeterti che tutto questo è solamente l’inizio.. che la tua libertà è infinita.. come la tua prigionia.. che la tua libertà è la tua prigionia.. e che è appena cominciata.. La porta della cella si è chiusa.. è sempre stata chiusa.. e non c’è evasione all’orizzonte..

La doppia vita di Steven Gerrard.. Volume I

PROLOGO

Così comincia la storia di Steven Gerrad.. eroe dei nostri giorni.. icona del nostro tempo.. quello che ha oltrpassato lo spazio della postmodernità.. il tempo in cui anche la produzione simbolica dell’immateriale è entrata in crisi.. e dove in auge sono tornati arcaici archetipi mitopoietici che la modernità si era vantata di avere decapitato in Place de la Revolution.. Così comincia la storia di Steven Gerrad.. ragazzino cresciuto nelle council estates di Whiston, periferia della città portuale di Liverpool, Inghilterra, negli anni della rivoluzione thatcheriana.. diventato poi uomo, e calciatore nella squadra della sua città, negli anni del termidoro blariano.. e infine trasmutato in icona del calcio mondiale.. che, a sua insaputa, ha sempre vissuto due vite.. Per caso, o per volere degli dei, queste due vite si sono incontrate in un luogo.. con un diametro di 0,5 miglia, percorribile in 10 minuti a piedi.. Questo luogo psicoemotivo intorno al quale si snoda la doppia vita di Stevie G si trova a Southport, poco a nord di Liverpool, ed ha due centri, permanenti, ma senza gravità alcuna che li ancori al suolo.. Uno è la Warehouse Brasserie.. a West Street, appena dietro la Promenade che s’affaccia sul mare d’Irlanda.. L’altro, che lo si raggiunge proseguendo verso Bath Street e poi girando a destra su Bold Street.. è il Lounge Inn.. Due luoghi separati da uno spazio di 0,5 miglia e da un tempo di 10 minuti.. il nodo spazio temporale dove si incontrano lo ying e lo yang di Steven Gerrard..

Lo spazio è Southport.. sobborgo marittimo cresciuto a dismisura durante la rivoluzione industriale e di cui ora rimangono chilometri di grigiastre dune sabbiose e un lunghissimo pier.. un’inutile passeggiata incontro ad un mare grigio e fetido.. un luogo dove andare a vomitare le troppe lager di fine serata.. un geomantico cannone puntato verso le coste irlandesi.. Il tempo sono i primi anni del terzo millennio cristiano.. quello dove i calciatori hanno assunto il ruolo di celebrità.. parola sacra.. segno primario.. icona del simbolo occidentale.. il simulacro.. Le celebrità.. guide spirituali del gregge durante la difficile traversata del mare della post postmodernità.. pastori della nostra razza umana.. che adora gli orologi e non conosce il tempo..


I PRIMI PASSI: POTREBBE NON FARCELA

Mezz’ala di talento immenso, sostenuto da cuore e polmoni, Stevie G è probabilmente il miglior giocatore inglese dell’ultimo decennio.. Così comincia la sua storia.. che è la storia di un calciatore e di un’icona.. di tutti i calciatori e di tutte le icone.. la storia di un simulacro.. E’ il 1989.. l’Europa è piena di detriti.. sommersa dalle macerie del muro di Berlino.. schiacciata dal peso di un’unificazione che si risolverà solo in una nuova, più profonda, frattura.. il peso di quelle macerie che si rivelerà troppo pesante da sostenere per la giovane, e già presuntuosa, nascitura.. Europa.. il peccaminoso aborto giudaico-cristiano.. Il piccolo Gerrard ha 9 anni.. Gli osservatori del Liverpool, squadra che porta su di sé le colpe del thatcherismo.. sublimate nella tragedia dell’Heysel.. e che per questo sarà condannata a non vincere più.. almeno in patria.. (Europa avrà invece bisogno di loro nel suo eterno e vano tentativo di scrostarsi la coscienza..) lo notano mentre gioca nei Whiston Juniors.. E’ piccolino, gracile, molto timido, quando parla non alza mai gli occhi, fissi sulla punta delle scarpe.. ha una strana personalità, nervosa, scostante.. Potrebbe non farcela.. Ma il piccolo Stevie G in campo si trasforma.. brucia energie che sembra non avere, corre dappertutto, lo vedi davanti alla difesa a randellare ed un secondo dopo in area a segnare.. Potrebbe farcela.. Allora decidono.. lo portano nelle giovanili dei Reds.. dove comincia la sua trafila di aspirante calciatore.. Stevie G è bravo, avevano visto giusto.. anche la sua personalità funziona, a suo modo in campo è un leader.. Ma c’è un problema, non cresce.. A 15 anni è rimasto ancora un fuscello esile.. è troppo gracile, minuto.. Come quell’altro, di un anno più grande, Micheal Owen, che però sfrutta la sua bassa statura in agili movimenti d’attacco per segnare caterve di gol e portare il giovane Liverpool a vincere la FA Youth Cup.. Owen è già un baby fenomeno, l’eco delle sue gesta travalica i confini del Merseyside.. Il piccolo Gerrard no, lui sembra inadeguato.. Potrebbe non farcela..

Quando cresci nelle council estates di Whiston.. periferia sottoproletaria di Liverpool Est, all’ombra del cavalcavia ferroviario che collega la città con Manchester.. può darsi che il padre di Laure, la dolce biondina con cui vai al cinema a mangiare popcorn e scambiarti innocenti baci, sia in galera per spaccio di ecstasy e possesso di armi da fuoco.. e può darsi anche che Laure sia stata la ex ragazza di George Bromley Junior.. un piccolo gangster psicopatico.. figlio di G.B. Senior.. un recuperatore per il cartello di droga cittadino, uno famoso per presentarsi a casa dei debitori con un ferro da stiro, metterlo in funzione, e ammonire placidamente il malcapitato di turno che aveva tempo finché il ferro non fosse stato bollente per consegnare i soldi.. Uno che ne ha ustionati molti con quel ferro da stiro.. Quando cresci nelle council estates di Whiston, uno come G.B. Junior te lo porti dietro tutta vita.. Se poi ce la stai facendo, stai salendo qualche gradino, uno come lui non te lo scrolli più di dosso…

Il Liverpool lo mantiene nelle sue squadre giovanili ma non gli propone il contratto di apprendistato, quello che viene offerto a tutti.. anche a quelli scarsi.. quello che ti offre un diploma e un po’ di soldi.. così, se poi non ce la fai, almeno hai in tasca qualcosa.. Lui è incazzato nero, vuole andarsene dal Liverpool, fa provini dappertutto, anche al Manchester United.. ma nessuno lo vuole.. Poi, improvvisamente, il piccolo Stevie G cresce.. Cresce troppo però, una spanna in due anni.. il corpo ne risente, la schiena fa male, e farà male per sempre.. Non riesce più a giocare.. anzi, non gioca proprio, poco più di venti partite in due anni.. Al Liverpool sono preoccupati, potrebbe non farcela.. Poi, improvvisamente, verso i 17 anni si stabilizza, smette di crescere.. può iniziare a faticare in palestra per cesellare il suo corpo, rinforzarlo, mettere su muscoli.. Lavora sodo, a testa bassa, come sempre.. In campo corre come un indemoniato.. è dappertutto, sa fare tutto, e lo fa bene.. Lo mettono a centrocampo perché non capiscono dove farlo giocare.. è il prototipo del giocatore totale, solo che lui non lo è per disciplina socialista modello Orange, lo è per grazia ricevuta.. E’ un talento naturale.. come mai se ne sono visti prima.. Ora anche il suo nome supera i confini del Merseyside.. Steven Gerrard.. In federazione si accorgono di lui, viene convocato nell’Under 18, di cui in poco tempo diviene capitano.. in un solo anno è già considerato il miglior giovane della sua generazione.. L’anno dopo, a 18 anni, esordisce in prima squadra nel Liverpool per sostituire l’infortunato Jamie Redknapp.. Quell’anno giocherà 13 partite.. C’e l’ha fatta, il piccolo Stevie G è diventato un calciatore… ha anche firmato il suo primo contratto da professionista..

Si fanno chiamare The Taxmen, il loro nome è patetico.. non è una splendida metonimia.. come i Corleone.. né fortemente allegorico.. come i Sopranos.. ma a loro non frega un cazzo.. Sono grezzi, ignoranti, incazzati.. almeno a furia di chiamarsi così capiscono anche loro cosa debbano fare.. Sono i Taxmen.. devono riscuotere tasse.. sono estorsori.. Quando cresci nelle council estates di Whiston.. stavi per non farcela, e poi ce l’hai fatta.. fino a firmare il tuo primo contratto da professionista con una squadra della Premier League.. non c’è modo che tu sfugga ai Taxmen.. O li paghi.. o è un attimo..La sanno tutti la sua storia.. di quello che non ha pagato.. era bravo cazzo, ce la stava facendo pure lui, anche se con la maglia blu dell’Everton.. eppure gliele hanno spaccate a bastonate le gambe.. Adesso lavora in un garage, ripara macchine, e la gente quando passa gli sputa addosso.. e gli dà dell’infame.. Tu non vuoi finire così vero? E allora pagali..


PROFESSIONISTA: ASCENSIONE RAPIDA

All’alba del nuovo millennio il giovane Gerrard scalza il teutonico Hamann e diventa titolare nel centrocampo dei Reds in coppia con Redknapp.. In realtà non è un semplice centrocampista.. Gioca dappertutto, terzino destro e sinistro, ala, mediano, fantasista e seconda punta.. è come un coltellino svizzero multiuso.. Tiene gli occhi bassi e corre, corre come un dannato e picchia, picchia come un invasato ed ha un talento sopraffino.. Lo chiamano in nazionale, debutta a Wembley contro l’Ucraina, viene convocato agli Europei del 2000, l’anno dopo segna un magnifico gol nello storico 5-1 alla Germania all’Olympiastadion.. Sempre nel 2001.. nell’anno della Space Odissey.. quando i monoliti ci si sono mostrati ma noi non li abbiamo voluti vedere.. quando i monoliti sono crollati ma noi non li abbiamo saputi comprendere.. guida la squadra ad una storica treble: FA Cup, Coppa Uefa e Coppa di Lega.. E’ giocatore che si esalta nei grandi appuntamenti.. In finale di Uefa contro l’Alaves fa un gol pazzesco.. Viene premiato come miglior giovane della Premier e ad agosto firma il suo primo contratto importante.. Sembra l’inizio di una marcia trionfale.. con il Liverpool che può puntare al titolo che non vince da oltre dieci anni.. la Kop è in delirio, la città in estasi.. E invece no.. tranne un’altra Coppa di Lega non si vince più nulla.. Estate del 2003.. In fuga dalla nuova Russia quinquennale Putiniana (perfetta crasi di Post Staliniana..) entra in tackle sul calcio inglese il rifugiato di lusso Roman Abramovich.. e Stevie G, oramai considerato all’unanimità il meglio che c’è sull’isola, diventa il regalo che l’opulenta babuskha vuole portare ai suoi nuovi pargoli di Fulham Road.. Lui tentenna, barcolla, ma alla fine non molla e si dice disposto a rimanere coi Reds.. A settembre il tecnico Houllier gli affida la fascia di capitano.. A novembre firma un nuovo contratto con i Reds, 60 mila sterline a settimana per 4 anni, le ragioni del cuore.. La stagione però è nuovamente disastrosa, Houllier se ne va e Gerrad si mette ufficialmente sul mercato.. Manda sms a Mourinho, nuovo tecnico dei Blues.. Vuole andare al Chelsea..

Ci fu una specie di tregua.. che si mettano da parte rivalità, che si sospendano le vendette.. fu fatta girare la voce.. Sta succedendo qualcosa di troppo importante, dobbiamo intervenire.. E così fu.. Ci fu addirittura una riunione, confermata da più parti, in un pub di Liverpool.. rappresentanti di ogni clan cittadino.. E un solo ordine alla fine di quel concilio.. Stevie G non deve lasciare Liverpool.. Qui non si trattava più di soldi, c’era in ballo il prestigio di una città, e dei suoi clan.. non potevano farselo scappare.. non potevano accettare che il piccolo Gerrard, nato e cresciuto a Whiston.. uno di loro.. uno che avrebbe potuto non farcela e invece ce l’aveva fatta.. uno come loro.. abbandonasse il Merseyside per trasferirsi a Londra.. sarebbe stato uno smacco enorme.. Ti ricordi Giuda e Barabba? Sui muri antichi della Stanley Dock Tobacco Warehouse, come sui muri postmoderni dei blog, ti chiamavano così.. Era diventata una questione di fede, intesa come appartenenza.. i 30 milioni di sterline di Roman Abramovich come i trenta denari dell’Iscariota.. Tu sei Stevie G.. il figlio prediletto di Liverpool.. e solo a Liverpool devi votarti.. Piuttosto ti spaccano le gambe, ti impalano sulla croce.. ma non devi andartene.. Il messaggio divino della città ti arriva dritto nelle orecchie.. tu ascolti, abbassi gli occhi e annuisci.. La città di Liverpool ha deliberato, sia fatta la sua volontà..

Saltato tra la sorpresa generale, e per motivi che rimarranno oscuri, il trasferimento al Chelsea.. la stagione seguente è quella dell’avvento del tactician madrileno Rafa Benitez.. Una stagione fantastica culminata con la vittoria in Champions nell’incredibile finale di Istanbul.. Sotto di 3-0 a fine primo tempo contro il Milan, il Liverpool scatena un’incredibile rimonta nella ripresa: 3 gol in 6 minuti, pareggio nei tempi regolamentari e vittoria ai rigori.. Ancora una volta Gerrard nelle finali si esalta.. i cromosomi del campione.. i talenti del predestinato.. Nello stadio Ataturk di Istanbul raggiunge l’apice della sua e di tutte le carriere.. solleva al cielo la coppa con le grandi orecchie.. 21 anni dopo quella sollevata da Souness nel gelo di una torrida estate romana.. Di quella serata rimane nella memoria la danza sufi di Dudek sulla linea di porta al momento dei rigori.. una danza che innervosisce Serghino, destabilizza Pirlo e spaventa Shevchenko.. una citazione delle spaghetti legs di Grobbelaar che 21 anni prima ipnotizzarono Conti e Graziani all’Olimpico.... Di quella serata rimane il mistero di un immaginario discorso in rima baciata pronunciato da Benitez negli spogliatoi durante l’intervallo.. poi trasposti nel magnifico corto 15 Minutes That Shook The World, a cui Gerrard partecipa amichevolmente insieme a Carragher.. Di quella serata rimane nella memoria la sua straordinaria partita.. il suo gol, il primo per i Reds, che annuncia l’arrivo del cataclisma, l’avvio della riscossa, l’avvento dell’eletto.. rimane il rigore da lui procurato e poi realizzato da Xabi Alonso.. Alla fine Stevie G viene nominato man of the match della finale di Champions League.. Il punto più alto di una carriera, il punto più alto di tutte le carriere.. E’ oramai diventato una stella.. E il Chelsea torna a bussare alla sua porta..

Li hai portati là dove nessuno mai avrebbe immaginato.. hai portato loro la gioia che mai nessun altro prima.. eppure la tua vita è un inferno.. La tua casa di Formby è diventata una fortezza.. muri di cinta di acciaio alti tre metri.. telecamere dappertutto.. sorveglianza 24 ore su 24.. La paranoia.. Ed una voce dentro che non ti abbandona mai.. se parti ti spariamo alle gambe.. Ma non basta.. George Bromley Senior è morto, ma Junior è uscito di prigione e ti sta cercando.. Più sei assediato più capisci che non c’è modo di fuggire..mai.. più sei accerchiato più capisci che è meglio rimanere.. per sempre.. Allora decidi.. una volta per tutte.. decidi di rimanere.. Lo fai perché anche tuo padre Paul.. che ti parlava di Londra.. che ti voleva ai Blues.. una sera si presenta a casa tua e ti dice con aria grave: “non si va, non si può”.. Allora decidi.. una volta per tutte.. decidi di rimanere.. Ma a questo punto vuoi qualcosa in cambio.. tu dai a loro la tua vita, ma loro devono ridarti la tua libertà, o almeno parte di essa.. devono liberarti di Junior.. definitivamente.. Tuo padre annuisce.. “non ti preoccupare.. riferirò..” Passano poche settimane e uno dei gangster locali emergenti.. il temutissimo John Kinsella.. s’incontra con lo psicopatico e lo rende mansueto.. Junior non ti darà mai più fastidio.. Ma tu non sai se sentirti libero o meno..

lunedì 19 aprile 2010

Allegoria di una nazione

Ancora non ci credo.. Eppure è accaduto.. ero lì.. l’ho visto succedere.. testimone di un evento incredibile.. quando oramai non ci credeva più nessuno, è successo.. all’ultimo minuto.. all’ultimo respiro.. Abbiamo vinto..

E che gioia alla fine vedere un sorriso.. troppo simile ad un ghigno satanico.. aprirsi come una ferita di machete sulla faccia scavata dal vento e tormentata dalla vita di quel burbero scozzese.. di quell’anziano condottiero dei rossi a cui nessuno più credeva.. Quel vecchio bastardo che tutti volevano in pensione, rimpiazzato da una faccia più giovane, più moderna, più trendy.. più al passo con i tempi.. E invece no, ce l’ha fatta lui.. con la sua esperienza di vita reale, opposta al reality show della vita moderna.. con le mani callose di chi in gioventù torniva metalli.. gli occhi rossi di chi poteva solo alzare il bavero di uno sdrucito cappotto per ripararsi dal fango e dalla neve di troppe notti scozzesi passate a camminare verso casa.. che i soldi per l’autobus non c’erano.. il fegato marcio per i troppi whisky ingurgitati in squallide bettole.. per fingere che almeno un poco di quel calore che ti bruciava nello stomaco fosse umano..

E che gioia vedere la stizza dello sconfitto.. la smorfia di incredulità sul volto pulito del predestinato che tutti questa volta davano vincente.. della giovane promessa trovatasi un po’ a sorpresa alla guida degli azzurri, che opulenti come non mai volevano sovvertire il dominio, in auge da oramai troppi anni, dei rivali.. Il dispetto del giovanotto cresciuto nella bambagia della classe dominante.. a cui fin da piccolo tutti avevano fatto credere che la vita andasse solo sfiorata, che bastasse passarsi con eleganza una mano nel ciuffo perché un’adorante folla estasiata ubbidisse alle sue volontà.. che un indiscutibile talento, questo gli va riconosciuto, fosse la sola condizione necessaria per creare un’apparenza vincente che potesse mascherare il vuoto pneumatico di idee che erano a fondamenta della sua, della loro, costruzione leggera.. aleatoria e virtuale..

Il vecchio comandante dei rossi aveva vinto incredibilmente un match che sembrava perso in partenza grazie ad una tattica che non a tutti sarebbe piaciuta.. aveva rinnegato i cambiamenti degli ultimi anni ed era tornato all’antico.. Aveva rispolverato una vecchia guardia che molti, all’interno del suo stesso gruppo, avevano sperato sepolta.. che molti, tra i suoi stessi sostenitori, avevano sperato di potere dimenticare in fretta.. Lì, sull’estrema destra per esempio, aveva rinunciato al talento ed all’incoscienza del giovane funambolo per rispolverare l’astuzia e la cattiveria del suo antico capitano di mille battaglie.. e alla fine aveva avuto ragione lui, e la battaglia l’aveva vinta proprio lì, a destra, in quei territori ove nessuno dei suoi avrebbe voluto più andare..

Il giovane stratega degli azzurri, al contrario, s’era lasciato sfuggire dalle mani una vittoria che tutti oramai gli attribuivano intestardendosi su quei piani di battaglia che lo avevano portato così vicino al trionfo.. A tradirlo il verde del campo.. quello su cui aveva impostato tutta la sua strategia e che, al dunque, si era rivelato un terreno a lui troppo sconosciuto.. non faceva parte del suo background, si era trovato lì catapultato da circostanze esterne e aveva creduto di poterlo padroneggiare per grazia ricevuta.. il verde.. i rossi lo conoscevano meglio di lui.. E anche la sinistra gli sfuggì.. lo avevano avvertito.. il lato mancino della vita è bizzoso, scostante, potrebbe rivoltartisi contro da un momento all’altro.. ma lui si era fidato troppo di sé stesso, della sua capacità di ammansire chiunque semplicemente aggiustandosi il ciuffo.. e così.. scivolando a sinistra.. andò incontro alla più inaspettata delle sconfitte..

E’ successo, lo giuro... Ero lì, l’ho visto con i miei occhi.. Abbiamo vinto, all’ultimo minuto.. E’ stata la vittoria di una nazione.... O forse no.. E’ stato un sogno.. era semplicemente la vittoria di una squadra di calcio nel derby cittadino.. Eppure è successo.. Abbiamo vinto, all’ultimo minuto.. Eppure succederà.. il giorno 6 di maggio dell’anno di grazia 2010..


PS. Il presente autore del post ha utilizzato una sua presunta appartenenza politica (e calcistica) a scopi puramente letterari.. L’autore si dissocia infatti da qualunque tipo di politica intrapresa in passato, nel presente, o in futuro da quel partito (o da quel club).. Degli avversari, l’autore preferisce non parlarne nemmeno, che oggi a Londra è una bella giornata..