venerdì 12 marzo 2010

No Man’s Land..

Già era una terra di nessuno.. sospesa sul confine.. attraversata da una cortina di ferro immaginaria che divideva il Galles dall’Inghilterra.. Ed ora non c’è più..

Quando in Inghilterra arrivarono i Romani.. ultimi stranieri dell’antichità, o primi della modernità, che mai siano riusciti ad occupare quest’isola inospitale.. salirono abbastanza in alto, fino all’attuale Scozia, ma le montagne dell’ovest non le toccarono.. D’altronde vi abitava un popolo strano.. se già l’isola non era molto accogliente.. quel popolo, che per dire amore dice serchogrwydd, lo era ancora meno.. Allora stabilirono le loro postazioni ai piedi delle montagne e lungo il corso del fiume Dee.. o Dyfrdwy come lo chiamano tuttora da quelle parti.. poco avvezzi alla dolcezza delle vocali..

Uno di questi avamposti, una fortezza creata nell’Anno Domini 79 dalla Legio II Adiutrix, i Romani lo chiamarono Deva Victrix, o più semplicemente Deva.. Se Victrix viene dalla Legio II Valeria Victrix che completò la fortezza duecento anni dopo la sua fondazione.. l’origine di Deva si è perso nel tempo.. è facile però farlo risalire al latino Diva o al locale suono Dee o Dyfrdwy che dava il nome al fiume.. Di dimensioni spropositate rispetto alle altre fortezze, pare che i Romani volessero farne addirittura la capitale del loro insediamento insulare.. Quando, andatisene i Romani, la fortezza fu usata dai Sassoni in funzione anti Dani.. le fu dato il nome di Chester, da castrum, per ricordare quei simpatici tizi che l’avevano costruita..

Quando nel 1992 nella cittadina Chester, quasi duemila anni dopo la sua fondazione come avamposto romano, si decise di costruire un nuova fortezza, ovvero uno stadio che ottemperasse alle misure di sicurezza del Rapporto Taylor.. fu deciso di chiamarlo Deva.. Il Deva Stadium nacque però con una particolarità.. mentre l’ingresso e la East Stand sono in Inghilterra.. il campo e le altre tre stands sono in Galles.. Un campo di gioco sospeso nella terra di nessuno.. che è ovunque.. non riuscendo ad essere nè al di qua nè al di là del confine che ne delimita l'esistenza.. Lì gioca, o per meglio dire giocava, il Chester City.. squadretta semi amatoriale il cui miglior risultati sono stati 3 coppe del Galles nella prima metà del secolo ed un secondo posto in quarta serie inglese negli anni ’90.. nel Chester hanno comunque giocato calciatori del calibro di Ian Rush e Lee Dixon..

Il problema è che al Deva Stadium adesso non gioca più nessuno.. Il Chester City è infatti una delle molte società britanniche che sono state dichiarate fallite per inadempienza.. Dopo che i suoi calciatori avevano deciso di smettere di giocare perché non ricevevano lo stipendio, e a febbraio si erano rifiutati di salire sul pullman che li avrebbe portati nel Gloucestershire per sfidare il Forest Green Rovers, la squadra è stata sospesa da ogni manifestazione.. E dopo non essere riuscito a ripagare svariati milioni all’ufficio imposte il club, fondato come Chester F. C. nel 1885, è stato dichiarato insolvente e formalmente estinto da una sentenza dell’alta corte mercoledì scorso.. 126 anni di storia calcistica e 1931 anni di storia europea evaporati in 30 minuti di camera di consiglio.. Ed ora lì, in quel moderno avamposto militare che è lo stadio .. in quella fortezza postmoderna che sono le quattro tribune che difendono il campo.. in quell’allegorico campo di battaglia che è il campo di calcio.. in quella terra di nessuno, sospesa sul confine della storia con la geografia, non rotola più nemmeno un pallone..

1 commento:

il padre dello zio ha detto...

Questi dannati romanacci hanno lasciato la loro.....impronta dappertutto!!!!
Dovrebbero fallire anche il Manchester ed il Chelsea così si fa la finale Inter-Barcellona con goals di Messi e di Balotelli.
Ma dove la tieni tutta questa cultura?
il padre dello zio