lunedì 28 giugno 2010

Once they were warriors

Vittima di se stessa.. L’Inghilterra, alfiere della postmodernità e della fine della storia, ha sostituito l’ideologia con il feticismo.. Messi al bando la religione nel nome del melting pot tecnocratico e concetrazionista.. il comunismo nel nome dell’etica protestante di accumulazione capitalista.. i fascismi ed i nazismi per la vergogna di non doversi scoprirne ammiratori ed alleati fino al giorno prima di esserne invasi.. l’Inghilterra si è persa nella nostalgia.. la malattia feticista delle società post ideologiche.. Ecco quindi che un’intera nazione si è addormentata cullata dal sogno di un vecchio impero oramai estinto.. crogiolandosi tra i vermi della putrefazione delle sue carni.. attaccandosi alla coperta di Linus di un grandioso passato e rifiutando di svegliarsi in questo eterno presente ridotta ad una manciata di polvere.. mortificata e rancorosa.. igenizzata e sacralizzata.. sterile ed improduttiva..


E così anche nel calcio.. Sentendosi gli inventori.. i maestri.. i demiurghi del pallone.. si sono assopiti nell’unica vittoria.. ottenuta ormai 44 anni fa grazie ad arbitraggi compiacenti (la semifinale contro il Portogallo del maestoso Eusebio..) e guardalinee ciechi (il gol-non gol di Hurst in finale contro la Germania..) e ne hanno edificato un mito fittizio.. un idolo fantoccio.. costruito sulle flaccide sabbie mobili del River Thames.. Una volta c’era tamessa.. lingua d’argento che portava l’acqua e la vita a nordiche stirpi celtiche.. oligarchie repubblicane i cui druidi servivano i molti dei e i cui bardi cantavano le storie e trasmettevano oralmente la conoscenza.. Ora ci sono i non luoghi dei docks tatcheriani.. mostri di cemento asserviti al monoteismo della produzione di plusvalore.. templi muti il cui silenzio non può più trasmettere conoscenza ma solo cullare il sonno della nostalgia.. ed un fiume morto, il cui tanfo repelle alla vita ed alla gioia..


Una volta c’era tamessa.. una volta erano guerrieri.. Ora sono l’opaco specchio del tempo che fu.. L’utero infecondo della nostalgia.. Il dormitorio del mito.. Il Regno del Sogno.. Come il pessimo acquarellista Turner, vissuto al tempo vanaglorioso e parassita dell’ammiraglio Nelson e del Duca di Wellington, scarabocchiava con romantico afflato paesaggi morti e passati, credendo di creare vita e non accorgendosi di copiare la morte.. Così ora giovani post ideologici.. ribelli di professione, funzioni necessarie al controllo sociale, alfieri del peggior conservatorismo inconsapevole, mettono in atto pastiches nostalgici e passatisti per aggiudicarsi il Turner Prize.. Come i Moore, i due Charlton, i Banks, i Peters, gli Hurst già vivevano nell’infecondo mito di un antico gioco.. praticato ufficialmente in Cina ai tempi della dinastia di Han e solo perfezionato meccanicamente in Albione ai tempi della prima rivoluzione industriale.. sentendosene i maestri e gli inventori.. Così ora i Terry, i Gerrard, i Lampard ed i Rooney si rifugiano tra le morenti braccia del Sogno.. destinati a perire all’ombra di un passato falso che ha oscurato il sole per facilitare il sonno ed ha abolito la luna per non permettere all’incubo dionisiaco.. foriero di vita.. di sgretolare la romantica certezza del loro apollineo sonno oppiaceo..


Per decenni hanno ingannato loro stessi.. crogiolandosi nel nostalgico dormiveglia di un passato che non fu.. Si sono nascosti di essere morti non riuscendo a qualificarsi per diversi mondiali.. Hanno chiuso gli occhi davanti al mondo vivo.. che cresceva raccontandosi nuove storie e creando nuovi miti.. Non hanno ascoltato il vagito di nuovi popoli e di nuove razze barbariche che invadevano ed evacuavano le macerie dell’impero addormentato.. Hanno avuto paura di toccare i corpi vivi di nuove orde danzanti che travalicavano la loro essenza.. Si sono assopiti in disparte, all’ombra delle loro macerie.. Hanno chiesto ai Francis, ai Robson, agli Hoddle, ai Lineker, ai Barnes, ai Gascoigne, ai Platt, agli Adams, ai Shearer, agli Sheringham, agli Owen, ai Beckham, ai Rooney, ai Gerrard ed ai Lampard di recitare nei loro sogni di gloria come marionette manovrate dal demiurgo del sonno.. come pupazzi da imbalsamare nei loro musei delle cere delle glorie fittizie, del guadagno in passivo di bilancio e della produzione di surplus.. Un attaccamento feticista al valore fantastico, mistico e religioso, della merce.. che allegorizza la nostalgia per tempi mai vissuti e per valori mai nati..


Il loro melting pot tecnocratico, suddiviso in dipartimenti concentrazionisti volti alla produzione del post materiale, ha negato loro la capacità produttiva e moltitudinaria dell’immateriale.. E sono stati sommersi dalla mescolanza viva e moltitudinaria della giovane Germania.. proprio loro.. quelli che hanno portato il sonno nostalgico e la produzione tecnocratica e concentrazionista nell’apogeo del loro sonno.. e sono poi stati costretti a svegliarsi dal ciclico ritorno della storia e dalla forza viva ed antinostalgica dell’ideologia sovietica.. l’ultimo grande potere nato sulla canna del fucile novecentesco.. Una Germania che non ha avuto paura delle rovine ed ha imparato a danzare sulle macerie del suo passato.. che ha abolito il sonnolento attaccamento feticista ad un passato che non era mai stato dato ma che fu sempre in divenire.. Una Germania che ha chiesto in ginocchio ai nuovi barbari di evacuarla.. che ha supplicato il giovane sangue mescolato di esondarne la pretesa purezza e grandezza passate.. Ed ha inferto l’ultimo colpo mortale alla nostalgia.. sostanza creatrice della società dello spettacolo moderno e vera malattia apollinea del capitale.. Ora l’Inghilterra si è svegliata nel suo desolante spettacolo post ideologico.. tra le sue sterili rovine.. E si è scoperta incapace di creare il mito ma solo di parafrasarlo.. Una volta erano guerrieri..

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