giovedì 7 ottobre 2010

Umano, Troppo Umano

Ma chi l'ha detto che in terza classe,
che in terza classe si viaggia male,

Francesco De Gregori, Titanic


Lo chiamavano (e continuavano a chiamarlo..) Le God.. Perché con quel nome lì, Matthew Le Tissier, anche se ha una faccia e una panza da inglese, qualcosa di francese deve averlo.. Le God.. un sincretismo linguistico che nasce da fattori geografici ma affonda le radici nella genesi del verbo.. Le Tissier nasce infatti a Saint Peter Port, capitale dell’isoletta di Guernsey, sputo di terra, escresceza del canale della Manica ad una cinquantina di chilometri dalla Normandia.. Più prossima a Napoleone che ad Albione, Guernsey è però protettorato della corona inglese e, già che c’è, appartiene alla ristretta cerchia dei paradisi fiscali.. Questa la geografia, ma Le Tissier viene chiamato Le God anche per ricordarci che l’Inghilterra, paese attaccato alle tradizioni come pochi altri, non solo non ha tradizioni.. ma nemmeno una lingua.. e siccome come diceva il suo maestro Heidegger è la lingua che fa l’uomo.. un paese senza lingua è un paese senza uomini.. Infatti solo un sesto delle parole dell’inglese moderno, quello che la glottologia fa nascere qualche secolo prima della pubblicazione del primo dizionario della lingua inglese nel 1604 (quello del Grande Cambio delle Vocali) proviene dal cosiddetto inglese antico.. il resto è frutto della colonizzazione normanna.. E per chiudere il cerchio fu proprio dal Ducato di Normandia che nell’anno domini 933 viene portata in regalo alla grande isola la piccola isola di Guernsey..


Cresciuto nel Vale Recreation, squadra locale della capitale dell’isoletta-paradiso (fiscale, che il panorama è deprimente) il giovane Matthew si trasferisce in quella grande città portuale che quando l’aria è tersa ed il cielo è sereno appare alla vista dei bambini che smesse le scarpette siedono sull’erba a rimirare l’orizzonte.. E’ Southampton.. la città da cui il 10 aprile del 1912 salpò per il suo primo viaggio la più grande nave passeggeri dell’epoca.. il Titanic.. E dallo stesso porto, con indosso la maglia biancorossa delle giovanili, parte il viaggio di uno dei più sublimi talenti del fin de siècle calcistico britannico.. Centravanti nell’anima, Matthew Le Tissier per il processo di adattamento dell’uomo all’ambiente si trasforma in centrocampista.. La sua tecnica è sublime, il suo fiuto del gol è eccezionale, segna come pochi ma ha un problema.. Non può stare in area spalle alla porta.. deve stare sulla trequarti ed avere il pallone con sé.. E’ una necessità.. Ha bisogno di attaccare gli spazi con la palla tra i piedi, come se avesse paura che se anche solo per un solo attimo dovesse perdere il contatto tra il piede e la palla questa sarebbe rotolata giù da uno scosceso pendio e, come succedeva a Guernsey, sarebbe finita in mare.. Ha bisogno tenere gli occhi fissi verso la porta avversaria, come se avesse paura che abbassando anche solo un attimo lo sguardo la porta sarebbe svanita, come scomparivano all’orizzonte le navi che quotidianamente salpavano dal porto di Guernsey, portandosi via anche un po’ di lui..


La sua escalation è impressionante.. A furia di gol nelle giovanili si conquista il posto in prima squadra, in soli quattro anni diventa leader indiscusso dei Saints e alla fine della stagione 1989-90 segna 20 gol e viene premiato come miglior giovane dell’anno.. Nasce la Premier League, le grandi squadre mettono gli occhi su di lui.. A Londra, Liverpool, Manchester sono pronti a costruirgli ponti d’oro.. l’offerta più consistente è quella del Tottenham.. ma lui rifiuta.. Forse è perché alla sua ragazza non piace Londra, come dice lui.. forse è perché Matthew è indolente per natura, gli piace godersi la vita, e quella da calciatore professionista non fa per lui.. non ha voglia di impegnarsi troppo in trasferte faticose, in allenamenti massacranti.. è convinto che il suo talento sia sufficiente a donare gioia negli occhi di lo guarda, e probabilmente ha ragione.. o forse non vuole allontanarsi troppo da Guernsey, ha ancora voglia, in quei pomeriggi in cui l’aria è serena abbastanza, di sedersi su una banchina del porto ad osservare le navi che partono e sullo sfondo, tra un molo ed una gru, ogni tanto intravedere quell’isoletta da cui era partito.. Fatto sta che Le Tissier decide di rimanere, e rimarrà per sempre, un giocatore del Southampton.. Con la maglia numero 7 dei Saints si renderà protagonista di prodezze meravigliose.. dribbling, finte, assist e soprattutto gol.. il lob da 40 metri contro il Blackburn viene premiato gol dell’anno 1994 e continuerà a segnarne talemente tanti che diventerà il primo centrocampista a segnare 100 gol in Premier..


Nonostante le meraviglie, sempre meno umane e sempre più divine a sfiorare il miracolo, Le God si è fatto una pessima reputazione tra gli uomini.. la sua etica di rifiuto del lavoro cozza contro quella protestante del paese.. Antitesi del tipico giocatore britannico tutto impegno e niente talento, Le Tissier è un divino fancazzista.. e il ressentiment popolare gliela farà pagare.. Sarà quello lo scoglio su cui si arenerà il suo Titanic calcistico salpato dal porto Southampton.. il rancore di chi non ha mai avuto il suo talento.. E in tutta la carriera Le God otterrà solo 8 presenze nella nazionale maggiore.. Lasciato fuori dalla convocazioni per Francia ’98 guarderà alla televisione quello scarpone di David Batty (una vita da mediano, due piedi da pestatore d’uva) sbagliare il rigore decisivo contro l’Argentina negli ottavi di finale.. E insieme alla nemesi della storia Matthew Le Tissier si fa una grassa risata.. Esce ai rigori la nazione infedele che ha rinnegato il suo dio, quello che di rigori in carriera ne ha segnati 48 su 49.. Ma la risata lascia presto spazio all’amarezza e, come confesserà tempo dopo nella sua autobiografia, quella mancata convocazione all’apice della sua carriera sarà una ferita impossibile da rimarginare.. Anche Le God soffre come gli uomini, è a loro immagine e somiglianza..


Oltretutto il divino quando compila tavole della legge o scolpisce il suo verbo nella materia tramite scrittura, perde la sua infallibilità e si manifesta nella sua più totale umanità.. E così Le God scrive nel suo testo sacro che tra i suoi divertimenti c’era quello di scommettere, e non sempre a favore del Southampton, sui risultati delle partite in cui avrebbe giocato.. In realtà confessa un solo episodio.. che trascende l’evento e diventa sintesi della sua opera eretica.. Nel 1995, insieme ad alcuni compagni di squadra e ad un allibratore, Le God scommise che la prima rimessa laterale nella partita tra Southampton e Wimbledon sarebbe stata a favore degli avversari.. Ma fedele agli insegnamenti del suo maestro Heidegger decise poi di svelare la falsità di Dio, e quindi non riuscì (non è che non volle, fallì nella sua volontà) a buttare fuori la palla in tempo per regalare la rimessa al Wimbledon e vincere la scommessa.. E fu così che Le God si rivelò agli uomini per quello che era.. Umano, troppo umano..


PS. Unico calciatore di Premier ad avere ammesso di aver partecipato attivamente al calcioscommesse, Martin Le Tissier oltre che commentatore di BSkyB è anche testimonial della Coral, agenzia di scommesse britannica.. Perché il compito di Le God è sempre stato quello di svelarci il nascondimento del reale..

5 commenti:

el señor dionigi ha detto...

Zio non ci sono aggettivi per il tuo post e per Matthew Le Tissier, lui è stato uno dei miei miti incontrastati in Premier League, sono cresciuto ammirando le sue prodezze e il suo taglio wedge su Settimana Gol.
E' davvero un ibrido in tutto (d'altronde Gegen mi ha mostrato come "il Demiurgo è un ibrido"), di nazionalità, di spirito, di ruolo in campo...ma non d'attaccamento a un'idea, quella dei Saints.
Erano anni bellissimi quelli della Premier anni '90, su uno strato di lavoratori del pallone si innalzavano questi idoli con la panza e i piedi fatati che portavano la working-class in Paradiso...Le Tissier, Beardsley, Merson, Gazza, Cantona, tutti senza un vero ruolo, o meglio, tutti con quel 9 e mezzo alla Francescoli o alla Màgico Gonzalez sulle spalle...e ho detto tutto: idoli!

Fanno impressione i gol di Le Tissier, sembra che calcia con un Tango, la mette dove vuole, per non parlare dei dribbling, dei sombreri, delle finte. Insomma, Le God è quasi un diminutivo per uno che ha avuto tutto questo talento.

Grazie Zio per avercelo ricordato.

sigosiendobostero ha detto...

Mamma mia che senso della porta.

Ma mamma mia che gioiello la maglia del Southampton con la riga rossa a V attorno sul petto.

Gegenschlag ha detto...

è tutto troppo bello, un effetto madelaine dove combaciano pomeriggi a championship manager e Settimana gol. Un giocatore straordinario capace di fare da ponte fra il calcio inglese che fu, quello del cattiverio europeo degli anni ottanta e la macchina da soldi dei novanta.
Grazie per aver rievocato questo "pastore dell'essere" che ci ha accompagnato nella radura del talento,in quella zona di indifferenza che sta tra il 9 e il 10, dove la classe può dilaniare il ruolo e far saltare lo schema...
adesso ci vuole solo una lager..

Anonimo ha detto...

Dopo aver letto sono corso sul tubo per vedermi i 10 migliori gol di Le Tissier! che belli i '90!!!!!
Michelone

Guido Lorenzelli ha detto...

Un giocatore fantastico, l'ho sempre ammirato e ai giochini tipo scudetto era il primo che mettevo nella lista acquisti...
GRANDISSIMO

Guido Lorenzelli
www.asdmamas.blogspot.com