venerdì 11 marzo 2011

La Terra, La Guerra, Un Pallone Di Cuoio Marrone..


Quando c'è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo alla roba da mangiare; e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovar da mangiare, mentre non vale l'inverso..

Primo Levi, La Tregua



Tutto parte da un vecchio pallone di quelli marroni.. non di quelli primitivi fatti con vescica di maiale, leggermente più moderno ha all’interno una camera d’aria in gomma ed è ricoperto con dodici strisce di cuoio cucite insieme con della corda.. deve risalire ai primi anni del secolo ventesimo.. E’ sdrucito, malmesso, ed ha una profonda ferita.. Lo trova un vecchio magazziniere nei sotterranei di una palazzina di tre piani a Camberwell, sud di Londra, nella sede del London Irish Rifles Museum.. Il vecchio è sceso in quegli antri polverosi perché questa mattina si è presentato a lui un ragazzino, Frank Jr., che cercava un pallone.. All’inizio pensa a uno scherzo, poi capisce che quel ragazzino non cerca una palla qualunque, per giocare a calcio, ne chiede una speciale, malmessa, che se le storie che gli racconta sua nonna ogni domenica sono vere dovrebbe trovarsi lì.. Allora il vecchio prende il montacarichi, scende, si mette a cercare e dopo una buona ora il pallone salta fuori..


Il ragazzino ha ragione, in quel posto pieno di cimeli e paccottiglie di guerra, in quel posto che ancora oggi si vanta di mandare soldati a sterminare umanitariamente civili in Jugoslavia e in Mesopotamia ma che in realtà è la sede di vecchi reduci ubriachi che si ritrovano lì una volta l’anno per commemorare i (bei) tempi andati e per organizzare la messa in scena di fedeli riproduzioni di storiche battaglie.. un po’ come gli invasati delle guerre civili americane di cui racconta Elmore Leonard.. c’è un vecchio pallone.. E’ veramente messo male quel relitto di gomma e di cuoio, ma si capisce subito che ha qualcosa.. emana forti vibrazioni, attinge alla grammatica generativa delle storie e dei miti ed è pronto a raccontarne di dimenticati.. Il vecchio magazziniere sale e consegna il pallone al ragazzino..



Frank Jr. torna a casa pieno d’orgoglio e mostra il pallone a Susan, la mamma, che non riesce a trattenere una lacrima.. Abbraccia il piccolo e contatta il Leather Conservation Centre di Northampton perché rimettano a posto quella reliquia rovinata dal tempo e dall’angoscia di una storia che non è mai riuscito a raccontare.. L’appuntamento è per lunedì, c’è un po’ di tempo ancora.. Allora Susan prende per mano il ragazzino e lo porta a casa della nonna.. E qui, nel salotto di questa anziana signora, al piano terra di una semi-detached londinese, sotto la riproduzione di un acquerello di Elizabeth Thompson, altrimenti detta Lady Butler, incorniciato malamente sopra il camino, il pallone può finalmente tornare a sorridere.. E il ragazzino, con il pallone tra le braccia e gli occhi fissi sul dipinto, si lascia trasportare nella dimensione del racconto e si ritrova in quel luogo, nel nord della Francia, e in quel tempo, il 1915.. E’ nel bel mezzo della battaglia di Loos, una delle più ardite offensive britanniche sul fronte occidentale durante la Prima Guerra..


Il pallone guarisce, il soffio del mito gonfia la camera d’aria, le mani della storia ricompongono le cuciture del cuoio, il ragazzino corre felice tra le trincee con il pallone tra i piedi finché laggiù, in prima linea, scorge un giovane uomo, poco più grande di lui, che gli somiglia molto.. I due si guardano e in un solo istante si riconoscono come bisnonno e pronipote.. Il ragazzino Frank Edwards Jr. sa che deve passare il pallone al giovane uomo Frank Edwards, della brigata della London Irish Rifles, affinché la storia che sua nonna gli racconta ogni domenica si possa finalmente compiere.. Ricevuto quello splendido pallone di cuoio tra i piedi, Frank si lancia, come sempre ha fatto in questa maledetta guerra, con il pallone tra i piedi nella terra di nessuno che separa le postazioni britanniche da quelle tedesche.. Baionette in pugno e urlando a squarciagola sono in sei a partire all’arrembaggio passandosi il pallone, come avrebbero fatto nelle strade di Londra o di Belfast.. Cinque di loro cadono sotto i proiettili nemici.. solo Frank, colpito a una gamba, fa in tempo a calciare di collo pieno verso le trincee tedesche.. E mentre Frank cade a terra sotto gli occhi di Frank Jr. è lì, nel filo spinato delle trincee nemiche, che va a conficcarsi quel vecchio pallone di cuoio marrone.. E lo squarcio che ne solca il cuoio disfacendolo.. e il metallo che penetra nella gomma facendo esplodere la camera d’aria.. sono la ferita che l’umanità ha deciso di arrecarsi dall’alba dei tempi per il gusto di giocare alla guerra..

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