sabato 8 gennaio 2011

Il Sogno di Un Intellettuale di Croydon, Volume II


Perché nel cervello d'un coglione il pensiero faccia un giro, bisogna che gli capitino un sacco di cose e di molto crudeli..
Louis Ferdinand Céline, Viaggio Al Termine della Notte, 1932



Cambiata la storia dell’italica penisola come solo il Divo e Licio Gelli avevano saputo fare prima di lui.. il professor Roy torna in patria, ai Blackburn Rovers.. ma sono gli anni della maligna illusione Blairiana, quelli in cui il governo mette mano alla pistola ogni volta che sente la parola cultura, e per un intellettuale di Croydon come lui in quell’Inghilterra non c’è più posto.. E’ oramai da due decadi che il cinema britannico è sprofondato nel pastiche nostalgico, insostenibili biopic di durata eccessiva e patetici melodrammi in costume che cercano di inventare un passato ad una nazione senza più futuro.. L’unica isola di resistenza è rappresentata dalla flebile fiamma rivoluzionaria che rimane accesa nei bassifondi dell’anima del realismo magico del cinema lumpenproletariat di Ken Loach e Mike Leigh.. un desiderio immanente che però mal si accompagna con l’oramai avvenuto distacco del professor Roy dalle cose umane e la sua scelta esistenziale e metafisica.. Alla prima stagione a Blackburn l’intellettuale di Croydon raggiunge il sesto posto, grazie ai gol di Sutton e Gallacher e nonostante la presenza in squadra della strapagata mezzasega luterana Martin Dahlin (qualche mese alla Roma con Carlos Bianchi) che aveva fatto arrivare appositamente dalla Svezia insieme alle videocassette con gli spot televisivi girati dal regista Roy Andersson.. La stagione successiva la squadra precipita verso la retrocessione, rovinando un progetto di spese multimilionarie che pochi anni prima aveva portato i Rovers ad essere l’unica squadra oltre alle solite tre (Arsenal, Chelsea e Manchester United) ad avere mai vinto la Premier League.. Allora il proprietario Jack Walker, locale magnate dell’acciaio, gli chiede di rassegnare le dimissioni ma lui, colmo dell’arroganza che oramai la sua scelta personale di abbandono della materia gli ha imposto, disprezza la potenza magnifica e progressiva dell’acciaio e, perso nella sua vana e costante ricerca metafisica, un po’ come lo era Dahlin quando vagava inutilmente per i campi di calcio, rifiuta.. E così viene esonerato per l’ennesima volta..



Gli dei recidono l’ultimo brandello del cordone ombelicale che lo teneva ancorato alla madre terra.. la materia si fa sulfurea.. l’uomo è perso, e disperso in quel limbo tra cielo e terra che gli dei avevano abbandonato già migliaia di anni fa per ritirarsi chi nei cieli e chi nelle profonde viscere della terra, lasciando agli umani solo la superficie, la crosta, su cui vagare per l’eternità impossibilitati ad elevarsi come a penetrare.. In quel limbo che è dentro ed oltre il punto del non ritorno, il professor Roy cerca di ripercorrere sentieri a lui conosciuti.. di nuovo a Milano all’Inter, ancora in Svizzera al Grasshoppers.. Ma è tutto inutile, non funziona.. Roy si è perso, a furia di cercare l’uomo ha trovato il nulla.. Ma da buon intellettuale di Croydon ci mette anche del suo.. Mentre l’Inghilterra è alla ricerca di un commissario tecnico e disperata, sarebbe pronta a anche a puntare su di lui, il professor Roy firma con il Copenhagen e quando riceve la chiamata della FA è costretto a declinare.. e la nazionale finisce nelle mani dell’epicureo Sven Goran Eriksson.. Convinto che la terra non lo meriti e pronto a ricongiungersi con il cielo, prossimo al suicidio, lo salva l’immanenza antispiritualista ed anti illuminista di Lars Von Tier, che gli propone la visione di un’umanità primitiva e cannibale, in cui gli dei non ci hanno abbandonato ma, ancor peggio, si sono rintanati nella nostra testa, rendendoci creature molteplici e schizofreniche, intenti a dividere arbitrariamente la natura tra bene e male.. Roy conosce l’uomo Europeo al di là dello yin e dello yang, l’uomo come animale rabbioso, malato, prigioniero schizofrenico dei suoi miti e dei suoi riti, incastrato nelle sue fantasie diventate insostenibilmente più pesanti del reale.. Superato Bergman, la menzogna degli dei non si rivela più al termine di un processo storico di abbandono dell’uomo ma, ancor peggio, viene presentata come tale da sempre, dalla nascita di Occidente.. Accompagnato dall’ontologia antispirituale di Von Trier e Vinterberg, l’intellettuale di Croydon comincia il primo anno del nuovo millennio vincendo un titolo con il Copenaghen, grazie ai gol del puma sudafricano Subisso Zuma.. Ma è il canto del cigno, l’ultimo rintocco di una campana che suona dall’inizio dei tempi e che non suonerà mai più.. il professor Roy comincia il nuovo millennio con il Copenaghen e con Zuma raccontandoci che l’umanità che ha fagocitato gli dei, vantandosi di aver acquisito un terzo occhio, è invece divenuta cieca nei confronti della terra..



Roy oramai si è perso, e non sa tornare.. Conosce il dolore lancinante della noia heideggeriana in un campionato passato ad aspettare il treno ad Udine dove viene esonerato dalla famiglia Pozzo, apprende l’arte di spostarsi nello spazio e nel tempo attraverso i cammelli come commissario tecnico degli Emirati Arabi e tramite le slitte trainate dai cani alla guida dei Wiking in Norvegia.. Poi si trasferisce in Finlandia, accettando di sedere sulla panchina della nazionale nella difficile impresa di qualificarsi agli Europei del 2008.. Qui incontra il geniale Aki Kaurismaki, che pensando a Roy ed al suo viaggio alla ricerca dell’uomo aveva appena finito di girare L’Uomo Senza Passato.. L’intellettuale di Croydon naturalmente si riconosce immediatamente in quell’uomo senza nome condannato a vivere in un eterno presente.. ma non ne comprende l’immensa fortuna.. Immobile, come la staticità dei corpi e dei paesaggi di Kaurismaki che ammira sul grande schermo, le scambia per fantasiose immagini e non ne percepisce il desiderio sovversivo: il vivo e trasudante calore umano.. Roy, oramai giunto in prossimità della fine del suo viaggio al termine della notte, ha accumulato troppe domande ma nessuna risposta, e con la nazionale finlandese fallisce la qualificazione agli Europei del 2008.. Allora torna a casa.. in Inghilterra, a Londra, a Croydon.. Nel dicembre del 2007 viene assunto come nuovo manager del Fulham, società indotto di Harrods pericolosamente sull’orlo della retrocessione (sia la squadra che i grandi magazzini).. la vicinanza del cinema Ritzy di Brixton, l’aria tetra ed irrespirabile di Croydon, fanno bene al vecchio professore ed in soli due anni e mezzo è capace di valorizzare giocatori come Hangeland, Smalling e Konchielsky, riuscendo addirittura a fare segnare gol spettacolari al pessimo Bobby Zamora che si guadagna la sua prima (ed ultima, si spera) convocazione in nazionale.. Giunto quasi al termine del suo percorso attraverso il senso della vita e del cinema, Roy si riaffaccia alle pellicole di casa, e nell’anno 2009 grazie al nuovo film di Ken Loach riconosce nella figura mitologica di Eric Cantona quella del demiurgo che può riportarlo alla dimensione umana, quella che non divide ma che unifica il cielo con la terra, lo yin con lo yang, lo spirito con la materia..



Dismesse le domande senza risposta dei pastori luterani svedesi abbandonati da dio, superato lo shock della distruzione delle relazioni affettive come le ha conosciute in Svizzera, traversata indenne la marcescente decadenza piccoloborghese della sinistra milanese, patito l’insostenibile caos primitivo propostogli in Danimarca dai figli di Odino, incapace di cogliere il desiderio di umanità del comunitarismo utopico finlandese.. il professor Roy pare finalmente ritrovarsi grazie ad una postmoderna divinità della guerra e custode del segreto del fuoco, Eric Cantona.. e in due anni porta i Cottagers dal rischio della retrocessione in Championship alla finale di Europa League persa per un soffio contro l’Atletico Madrid.. Ma non c’è niente da fare.. Guadagnato giustamente con il Fulham il titolo di manager dell’anno del 2010, il professor Roy compie l’ennesima scelta assurda della sua vita.. esce da quella dimensione esistenziale periferica che ne assecondava perfettamente la mediocrità intellettuale per tentare il colpo grosso, al di là del muro dei propri limiti esistenziali.. E così nell’agosto dell’anno scorso l’intellettuale di Croydon si rimette in cammino e si trasferisce a Liverpool.. in una società che non solo è prossima al fallimento ma che porta sulle spalle il peso di una sconfinata gloria destinata a non ritornare mai più, come la Kop.. Inoltre il Liverpool rappresenta anche, almeno nei suoi nebulosi ricordi in questa fredda mattina invernale, la squadra più odiata da lui e dalla sua famiglia, storici tifosi dell’Everton.. Alla corte dei Reds il professor Roy comprende finalmente che dalla condizione umana non c’è fuga possibile e scrive il suo testo più importante: l’Ecce Homo del calcio moderno.. La società più vincente e gloriosa del calcio britannico, comprata a credito alla fiera dell’est del mercato globale dove i sentimenti vengono oramai scambiati come una qualsiasi merce di scambio precipita nei bassifondi della classifica.. facendo del Liverpool, e quindi della materialità stessa del calcio, una seria candidata alla retrocessione.. all’estinzione, al non essere.. Ed allora, alla prima partita della nuova proprietà, nel sentitissimo derby del Merseyside contro l’Everton, dove la divinità è evocata ad ogni tocco di palla ed il divino prossimo a scomparire ad ogni tiro in porta degli avversari.. il Liverpool perde 2-0 e l’intellettuale di Croydon abbraccia la sconfitta definitiva.. E qualche mese dopo, alla nona o alla decima sconfitta in campionato del Liverpool di Gerrard, Carragher, Joe Cole e Torres.. alla vigilia di un incontro di FA Cup con il Manchester United.. l’ennesimo esonero.. E la storia del professor Roy, intellettuale di Croydon, volge definitivamente all’inizio..



…e improvvisamente una serie di immagine sfocate e confuse.. L’intera rosa della stagione 2010-2011 del Liverpool FC., visi noti come quelli di Torres e Gerrard, un’istantanea della curva Kop che canta a squarciagola si dissolvono davanti ai suoi occhi.. quel cartellone segnaletico rosso fuoco osservato di sbieco e senza troppo interesse che avvisa il viandante che è giunto nei pressi di Melwood, sede del centro tecnico di allenamento del Liverpool FC, comincia a svanire e prepotente riemerge quel quadro espressionista con le mostruose fattezze di Croydon che solo la più crudele delle divinità avrebbe potuto dipingere.. Il professor Roy si accorge di essere arrivato alla fine del Sogno…



Accadde tutto in un attimo.. L’improvviso stridore di freni di una macchina proveniente in senso contrario ridestò il professor Roy dal suo torpore e allontanò dai suoi occhi queste interminabile serie di immagini statiche che sembravano essersi messe in movimento davanti a lui.. L’intellettuale di Croydon smise di chiedersi cosa fosse reale e cosa finzione, ed in un gesto istintivo riprese in mano le redini del volante, evitò di scontrarsi con la macchina sull’opposta carreggiata ed accostò sul ciglio della strada.. Quest’oggi, così decise e forse fu la prima decisione saggia che prese in vita sua, non andrà a lavorare.. Il liceo dove insegnava educazione fisica dovrà fare a meno di lui, forse per sempre.. è tempo di andare in pensione, di ritirarsi, di dire addio al sogno.. Troppo spesso ultimamente la fantasia e la realtà si erano mescolati davanti ai suoi occhi.. Non solo in quel lungo ed assurdo viaggio calcistico per terre inospitali e film inguardabili, attraverso luoghi che forse lui aveva calpestato e lungometraggi che probabilmente lui aveva visto ma che non erano mai stati dipinti da alcuna divinità né filmati da alcun regista.. ma fu anche la sua stessa ordinaria vita quotidiana da intellettuale di Croydon, quel regno del Sogno sospeso tra essere e non essere, a sgretolarsi nel risveglio.. dalla verità e dalla finzione.. E fu così che il professor Roy decise di tornare a casa dalla moglie Sheila, che lo accolse con un caloroso abbraccio e gli versò del Kirsch in uno di quegli improbabili bicchierini con arabeschi dorati che avevano comprato insieme ad Harrods qualche anno prima.. Lui la ringraziò commosso.. (una lacrima fu sul punto di scorrere sul suo viso, ma giunta al confine degli occhi, osservando quella insostenibile teoria fisiognomica di borsoni e risacche che aveva accompagnato il professore Roy fin dalla più tenera gioventù, si spaventò decise di restarsene rintanata nella palpebra..) si diresse in giardino e, aperta la seggiolina pieghevole di plastica a strisce bianche e verdi, si accomodò placido e tranquillo, con la sigaretta in bocca a sorseggiare il suo Kirsch.. E fu lì, in una fredda mattina di inverno, che si mise a contemplare con aria attonita e trasognante un plumbeo e vacuo cielo mattutino invernale.. e sul suo stanco viso si aprì un innocente sorriso.. perché al di là dalla bruna corteccia dello spoglio ciliegio, oltre la siepe che delimitava il suo giardino, era possibile intravedere nella sua immensa bruttezza Croydon..

5 commenti:

Gegenschlag ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Gegenschlag ha detto...

... Splendido

loziodiholloway ha detto...

Obrigado Gegen..

E' stata la pura meravigliosa mediocrità del protagonista della storia ad obbligarmi ad inventare un racconto che travalicasse ogni possibile confine..

Anche perché Croydon.. il solo provare a descriverlo rischia di imprigionarti lì dentro per l’eternità..

el señor dionigi ha detto...

concordo, davvero una cavalcata splendida (la tua zio, e in parte anche quella di roy).

mitico quando dici:
"Qui incontra il geniale Aki Kaurismaki, che pensando a Roy ed alla sua viaggio alla ricerca dell’uomo aveva appena finito di girare L’Uomo Senza Passato.. L’intellettuale di Croydon naturalmente si riconosce immediatamente in quell’uomo senza nome condannato a vivere in un eterno presente.. ma non ne comprende l’immensa fortuna.."

più che altro, alla fine di tutto, rimane la considerazione che tutti noi saremmo disposti a privarci di un rene pur di vivere la storia di un uomo così meravigliosamente mediocre...
d'altronde non puoi trionfare dappertutto, in centro e in periferia. o uno o l'altro.

loziodiholloway ha detto...

Obrigado Dionigi.. tra l’altro in questa frase che t’è piaciuta c’è un bel refuso.. volevo scrivere “pensando a Roy al suo viaggio alla ricerca dell’uomo” e “non pensando a Roy ed alla sua viaggio alla ricerca dell’uomo”.. adesso lo correggo, spero non ti sia piaciuto proprio per questo..

Parlando di cose serie.. il fatto che siano quattro anni che Kaurismaki non faccia un film è la ragione più profonda della mia irrequietezza..

L’ultimo, il bellissimo “Lights In The Dusk” lo vidi qui a Londra al Barbican insieme alla mia cara amica pariolina Giulia.. una volta accese le luci in sala lei fu prontissima a girarsi verso di me e, sfoderando un meraviglioso sorriso, dirmi “che bella la musica con cui si apre il film..” Non ci fu bisogno di aggiungere altro, capii subito che si era addormentata alla prima scena cullata da quella musica..

ma anche questo è il sublime senso (in ogni senso) del cinema..

PS. Io il rene lo darei solo per vivere la vita di Fra Dolcino o Rocco Siffredi.. altrimenti di mediocrità (in assoluto e in relativo) mi tengo la mia..

PS2. Sul tuo commento alla prima parte del post.. Sulla perdita di memoria sfondi purtroppo una porta spalancata.. l’unica cosa che ricordavo di Hodgson era l’imitazione che ne faceva Mr. Flanaghan, tutto il resto è frutto di ricerca (poi una volta letto qualcosa, delle immagini confuse si riaffacciano alla mente), e quindi di plagio.. dovessi scrivere quello che so, e non quello che copio, le pagine sarebbero inesorabilmente bianche..