lunedì 27 dicembre 2010

Se Una Notte D'Inverno Un Viaggiatore..


La menzogna non è nel discorso, è nelle cose,
Italo Calvino, Le Città Invisibili



Se una notte d’inverno un viaggiatore.. seduto su di uno sgabello, davanti al bancone del bar della stazione ferroviaria dove aspetta l’ultima coincidenza, si guardasse allo specchio e vedesse riflessa l’immagine di Marcus Bent, discreto cannoniere britannico, si renderebbe conto che il suo destino è viaggiare.. Sempre.. Marcus Bent ha infatti cambiato, con alterne fortune, 14 squadre in 15 anni di carriera.. Brentford, Crystal Palace, Port Vale, Sheffield United, Blackburn, Ipswich, Leicester City, Everton, Charlton, Wigan, Birmingham City, Middlesbrough, Queens Park Rangers, Wolverhampton.. Una serie di nomi da cui estirpare ogni significato possibile: calcistico, storico, geografico, geomantico.. Una serie di nomi e luoghi e squadre che possono fungere da traccia per una storia, una narrazione che le attraversi e le riutilizzi ai suoi e nostri ed altrui fini.. Un mantra gnostico che racchiude i significati della sua e della nostra storia, della sua e della nostra esistenza..

Aprendo un libro.. si è sicuramente condizionati dal titolo dello stesso.. Così come leggendo, o scrivendo, questo post.. Il titolo s’impone sul contenuto, non solo per il personaggio del Lettore, ma anche per quello dell’Autore: un titolo come Se una notte d'inverno un viaggiatore, inizialmente derivato dall’avere letto sul magazine Four Four Two un’intervista a Marcus Bent in cui lo si definiva un commesso viaggiatore del calcio, mi ha obbligato ad un post metanarrativo.. Altre volte, avevo in mente solo il titolo, come nel caso del recente post Nel Nome Di Dio.. Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto scrivere un post intitolato così.. ho cercato un dio, che non fosse la solita, stucchevole, nostalgia del passato, ed ho trovato Carroll.. ho cercato i suoi progenitori, ed ho trovato Shearer e Gazza.. ho immaginato una ierogamia (andava bene anche come coppia di fatto, che tanto siamo moderni..) ed ho incontrato il matrimonio tra Alan e Paul: l’uno era Apollo, l’altro Dioniso.. il puer ce l’avevo.. è stato partorito il post..

Evita di leggere il titolo.. o di scriverlo, o anche solo di pensarlo.. ed il post (sia quello su Carroll sia questo che stai leggendo) assume un valore diverso, i riferimenti (letterari e non solo) diventano altri.. il significato muta, come è giusto che sia, per ogni Lettore e ad ogni lettura.. Se il titolo del post su Marcus Bent fosse stato L’unico calciatore che ha infilato più magliette che escort o Il giro dell’Inghilterra calcistica in 800 settimane (una più, una meno, tante quante ne ha vissute fino ad ora come calciatore..) ecco che avrei scritto qualcosa di completamente diverso ed il Lettore avrebbe letto un’altra storia.. Il titolo imprigiona.. Dopo esserci liberati della tirannia dell’autore, liberiamoci anche da quella del titolo.. ni dieu, ni maitre, né dio e né padrone.. Liberiamo l’energia immanente del desiderio che è comune all’Autore, al Lettore ed al Protagonista.. a ciascuno il suo significato.. O, parafrasando il sommo poeta di Treviri, che ciascuno vi legga il significato che può, che ciascuno vi apporti il significato che riesce.. Ed allora ecco che..

Un universo fantastico si spalanca innanzi.. Un mondo senza titoli.. dove verità e menzogna non siano più i poli opposti a cui tende lo scrivere dell’Autore né tantomeno il metro di giudizio del Lettore, ma due esercizi di stile complementari e contrapposti che non intendano dominare né prevalere, ma solamente accompagnare il viaggio della narrazione, della storia che si sta raccontando.. Un viaggio che comincia e finisce d’inverno, in una stazione ferroviaria, una notte.. Il Protagonista è sempre lui, Marcus Bent.. Uno che avendo girato tutta l’Inghilterra calcistica in 800 settimane potrebbe raccontarci infiniti aneddoti sulle serie maggiori e minori del calcio britannico.. Uno che nonostante abbia infilato più magliette che escort, non si è certo limitato nell’insinuarsi dentro queste ultime (ha infatti avuto due o tre strombazzate storie da prima pagina con alcune altrettante semifamose bambole di plastica che dominano gli sterili ed impotenti sogni della nazione..) C’è quindi un Protagonista, c’è la mappa, immensa ed incommensurabile e che copre l’intero territorio del calcio inglese e che da questo è coperta, c’è il calcio, ci sono i soldi e ci sono le donne.. Tutti gli ingredienti sono in ordine perché la narrazione li impasti, li mescoli ed infine li distilli nelle molteplici ed infinite possibili storie che questi ingredienti possono offrire.. Ed allora ascoltiamoli, senza fretta e con buona predisposizione d’animo, questi racconti..

Qualcosa di inaspettato, di completamente diverso.. qualsiasi cosa può uscire dalla mescolanza di questi ingredienti.. racconti che si formano grazie all’intrecciarsi rizomatico delle esperienze personali del Protagonista, dei luoghi, degli Autori e dei Lettori di una delle infinite e molteplici storie che si vanno via via raccontando.. Grazie alla narrazione che ne fa Four Four Two, possiamo per esempio apprendere che il Protagonista spesso ha rinunciato alla carriera per i soldi.. ed invece che rimanere in una squadra dove stava facendo bene, ha preferito cambiare, e migrare verso altri lidi dove lo stipendio era più allettante.. e che lo rimpiange.. Ed in lui troveremo il mito antico e moderno del Protagonista come prodotto del calcio dello spettacolo, figlio delle stelle e pronipote di sua maestà il denaro.. Apprenderemo anche come queste relazioni amorose da prima pagina abbiano interferito in senso peggiorativo con la sua carriera di calciatore.. gli abbiano appiccicato la nomea di donnaiolo e scansafatiche che ha rovinato più di una carriera.. ma che questo non lo rimpiange.. perché erano storie serie e lui in realtà si è sempre comportato da professionista.. Ed in lui troveremo il mito antico e moderno del Protagonista come prodotto della società dello spettacolo.. l’essere umano come merce la cui vita viene prodotta e consumata nonostante la sua esistenza, le cui relazioni affettive sono immaginarie, come immaginarie sono le relazioni del capitale nelle transazioni finanziarie..

Qualcosa di meraviglioso e di inquietante al tempo stesso.. A proposito della storia di Marcus Bent, discreto cannoniere britannico e commesso viaggiatore del calcio inglese, scriveremo e leggeremo la storia archetipica di un idolo che si scopre umano, fragile ed irrequieto.. che ci riconcilia, a noi Autori e Lettori, con l’antropomorfismo del divino, invocato a nostra umana immagine e somiglianza.. Ed allora il mito non si sgretola, non è più necessario che venga sacrificato sull’altare delle nostre umane miserie.. o meglio, il sacrificio del divino (il calciatore, l’idolo delle folle, il destinatario delle nostre liturgie domenicali e la materia prima delle nostre eucarestie quotidiane..) avviene attraverso la sua sostituzione con l’umano.. Un sacrificio che è processo di sostituzione: di assorbimeto e fagocitazione da parte del fedele nei confronti del divino.. che è presente non solo nella storia quotidiana delle religioni, ovvero del rapporto del fedele con il suo inconscio represso, ma anche nella storia quotidiana della letteratura: dove il Lettore, prima o poi, prende il sopravvento sul protagonista (e sull’Autore).. e lo mangia.. come facevano i popoli cannibali dell’Amazzonia, per poterne assorbire la forza e cagarne poi via, insieme alla merda, le scorie nocive ed il resto..

Perché è falso.. il divino.. Ed allora deve essere falso anche l’umano.. Il divino, il deus ex machina della storia e di tutte e quante le narrazioni, non esiste.. Non è né il Protagonista, né l’Autore, né tantomeno il Lettore, ma una casuale ed assurda combinazione di affetti che si instaura tra questi ed altri ingredienti in un momento ben definito dello spazio tempo, prima e dopo sarebbe stato diverso, altrove differente.. Ce lo raccontano le possibili storie che si sarebbero potute scrivere su Marcus Bent, discreto cannoniere britannico e commesso viaggiatore del calcio inglese.. Ce lo racconta lo stesso Protagonista in un’altra storia, quella di Four Four Two, a proposito di quando giocava nell’Everton con l’allora giovane talento e suo omonimo Darren Bent.. E di come tutti cominciarono a chiamarlo Darren Bent, e i giovani tifosi gli chiedevano autografi pretendendo che li firmasse Darren Bent.. e di come lui non riuscì più riconoscersi, ed arrivò al punto che, guardandosi allo specchio, non distinse più la sua immagine.. trasfigurata in quella dell’altro.. Un nuovo protagonista che non era lui, era un falso che non solo andava a sostituirsi a lui, ma che gli spalancava davanti gli occhi il più terribile dei segreti.. che solo a pochi è concesso sapere e che a nessuno è consentito rivelare.. Niente è vero, niente esiste.. Tutto è falso.. Ed è così che Marcus Bent lo confessa nella sua intervista a Four Four Two “Avevo lavorato duramente, fatto una fatica pazzesca durante la mia lunga carriera, per avere un nome.. quello di Marcus Bent.. ed improvvisamente, da un giorno all’altro lo avevo perduto.. Ero diventato un Darren Bent..” Perché l’ultimo reazionario baluardo di resistenza della realtà e della verità è quello del nome.. che è facile immaginare come reale e perché limitato, e finito.. ed invece senza nome ecco che tutto diventa improvvisamente falso, perché illimitato ed infinito..

E senza fine.. potrebbe essere anche questo post metanarrativo su Marcus Bent.. ed allora l’unico modo di concluderlo è quello di attribuirgli un parziale significato, fingerlo vero per un attimo, limitarne le molteplici ed infinite possibilità, ridurlo anche solo per un istante ad un qualcosa di senso compiuto.. confidando sul fatto che invece, letta l’ultima parola, la sua narrazione si rigeneri all’infinito in altre molteplici storie.. Se il Lettore non ha ancora abbandonato la lettura, potrà scegliere tra gli innumerevoli significati e verità e titoli e possibilità che ha trovato, seguito, perso, ritrovato e poi magari smarrito del tutto nel corso della lettura.. l’Autore, dal canto suo, si limita a proporre l’opzione di un post che sia omaggio a Marcus Bent, discreto cannoniere britannico e commesso viaggiatore del calcio inglese, ed ad Italo Calvino, maestro della narrazione.. E’ a loro che si è pensato scrivendo il contenuto di questo post, che recita come un mantra: Brentford, Crystal Palace, Port Vale, Sheffield United, Blackburn, Ipswich, Leicester City, Everton, Charlton, Wigan, Birmingham City, Middlesbrough, Queens Park Rangers, Wolverhampton.. E’ a loro che si è pensato anche scrivendo il titolo di questo post, che recita: Se una notte d’inverno un viaggiatore.. Aprendo un libro.. Evita di leggere il titolo.. Un universo fantastico si spalanca innanzi.. Qualcosa di inaspettato, di completamente diverso.. Qualcosa di meraviglioso e di inquietante al tempo stesso.. Perché è falso.. E senza fine..

venerdì 10 dicembre 2010

Citazioni dalle Opere Calcistiche del presidente Mao Zedong


DEL CALCIO


Il calcio è magia, liberato dalla menzogna della verità.

Best, G., Al Minimo Immorale, 1951


Il calcio è l’eterna gioia del divenire.

Cruyff, J., Il Crepuscolo dei Trequartisti, 1888


La partita di calcio è infinita: ossia consiste di infinite azioni, ciascuna delle quali esprime un'eterna ed infinita essenza.

Garrincha, Etica, Parte Prima: Sul Pallone, 1677


Il desiderio è l’essenza del calcio (o viceversa…)

Garrincha, Etica, Parte Terza: Sull’Origine e la Natura del Dribbling, 1677


Il calcio è schiavo delle passioni.

Maradona, D., A., Trattato Sulla Natura del Calciatore, Parte Seconda: La Passione, 1737


Il calcio totale è un tutto di differenti parti, ma che non le totalizza, è una unità di tutte queste parti, che non le unifica e chi si aggiunge ad esse come una nuova parte composta a parte…

Michels, R., e Sacchi, A., L’Anti Herrera: Marcatura a Zona e Schizofrenia, 1972


Il calcio è qualcosa che va oltrepassato.

Cruyff, J. Così Parlò Rinus Michels, 1883


DEL CALCIO MODERNO


Il calcio moderno è capitale accumulato fino a divenire immagine

Messi, L., La Società del Calcio Spettacolo, 1967


Il feticismo della merce si sublima nello stadio, dove il mondo reale è rimpiazzato da una serie di immagini che sono proiettate al suo interno e che vengono percepite come reali.

Messi, L. La Società del Calcio Spettacolo, 1967


Lo stadio è presentato come luogo immaginario per farci credere che sia reale, mentre sono le strade ed i quartieri che lo circondano a non essere più reali e ad appertenere esclusivamente alla dimensione della simulazione

Ronaldo, C., Simulacri e Simulazioni (Nell’Area di Rigore), 1981


La relazione tra soldi e desiderio è l’unica condizione di esistenza del calcio moderno e della posizione dello spettatore rispetto ad esso.

Gascoigne, P., George Best: Immagine, Soldi e Politica, 1980


Non è il tifoso ad esprimere i suoi bisogni, ma il sistema economico ad imporli a lui (…) Il tifoso non è nulla se non un soggetto pensato in termini economici (…) L’intera storia della coscienza e della morale del tifoso non è altro che la sua storia politica ed economica.

Cassano, A., Critica Alla Politica Economica del Tifoso, 1972

lunedì 29 novembre 2010

Trainspotting


The ground is a lasting legacy to my work here, and perhaps they might name some part of the ground after me when I'm dead and gone, but I'd be too embarrassed if they did it while I'm still around

Dario Gradi (manager del Crewe Alexandra e filosofo dell’eterno ritorno)


Tutti i treni portano a Crewe, dicono in Inghilterra fin dall’età della pietra.. Secondo recenti studi archeo-astronomici, alcune iscrizioni rupestri ritrovate sui megaliti di Stonehenge raffiguranti cerchi e coppe, altro non sono che auspici rappresentanti lo snodo ferroviario di Crewe.. In epoca moderna la profezia si realizza, e nel 1837 viene aperta la Crewe Railway Station, dotata di un albergo, il Crewe Arms Hotel, costruito l’anno dopo ed ancora funzionante.. In cima ad una dolce collinetta, l’hotel è un decoroso tre stelle affacciato sui binari della stazione che, al riparo di solidi mattoni, offre al viandante una delle sue 61 stanze, con bagno e tutti le comodità del caso, a partire da 35 sterline a notte.. Nel passato.. la stazione serviva un piccolo villaggio di 70 abitanti disperso nella campagna del Chesire, e l’albergo una nutrita schiera di commessi viaggiatori e lavoratori delle ferrovie.. Nel presente.. la Crewe Railway Station è uno degli snodi ferroviari più importanti del paese, che collega la capitale, la costa occidentale, la cintura metropolitana di Manchester ed il nordovest dell’isola, Scozia compresa.. e l’albergo, che ha perso la sua funzione ed utilità, rimane lì a ricordarci.. secondo gli insegnamenti taoisti.. che il presente è eterno e che la fine, anche se può manifestarsi all’improvviso ed in ogni momento, potrebbe anche non arrivare mai..


Simbolo di Crewe, dei suoi treni, e del suo eterno presente, è Dario Gradi: manager demiurgo del Crewe Alexandra, la locale squadra di calcio.. Nell’anno domini 2007, l’anno eliofisico internazionale, accade però un fatto che rischia di influire sull’equilibrio dei pianeti come lo conosciamo noi: dopo aver allenato il Crewe Alexandra per 24 anni consecutivi (sul pianeta Crewe il mondo ebbe inizio nel 1983) Dario Gradi prende la decisione di finirla con la panchina e di dedicarsi esclusivamente al ruolo di direttore tecnico del club.. Ed in un’intervista al Times dichiara: “Non voglio arrivare a 75 anni e dovere ancora lavorare sette giorni alla settimana, cinquantadue settimane l’anno.. altrimenti un giorno potrei morire di schianto in panchina.. Occupare solo il ruolo di direttore tecnico è il modo migliore per riuscire gradualmente a lavorare sempre meno..” La prima mossa di Gradi come direttore tecnico è di assumere Steve Holland come allenatore per la stagione 2007-08, la seconda è di licenziarlo nel novembre della stagione successiva.. per ritornare nel luogo e nel tempo dove era sempre rimasto e da cui mai se ne era andato.. per impedire che l’universo ed il suo moto perpetuo ne risentano..


Troppo difficile abbandonare la sua creatura.. una squadra raccolta nei bassifondi della quarta serie, ad un passo dal precipitare in una delle mille e più divisioni semi-amatoriali che infuocano le domeniche pomeriggio del paese, e portata lassù in cima.. Così in alto che nel 1997 il Crewe Alexandra raggiunge la Division One, la seconda serie dei campionati inglesi.. dove giocano Manchester City, Nottingham Forest, Stoke City, Middlesbrough.. squadre che hanno sollevato coppe e vinto scudetti.. squadre i cui tifosi pronti alle trasferte eccedono all’ennesima potenza i settemila posti a sedere dello splendido stadio di Gresty Road.. squadre che puntualmente devono fare i conti con l’agguerrito manipolo di guerriglieri al soldo di Dario Gradi e spesso non riescono a sconfiggerlo.. Così in alto che, al solo pensarci, agli abitanti del piccolo paese di Crewe (che da villaggio di 70 abitanti nel giorno della costruzione della ferrovia si è nel frattempo trasformato in un comune da quasi 60 mila abitanti..) vengono le vertigini.. Per fortuna che a proteggerli dalle vertigini del successo e dall’approssimarsi del nulla (tangibile come non mai dalle inospitali vette del supremo Nagorno Karabakh) c’era e ci sarà sempre il trainspotting..


Passatempo britannico di impronta vittoriana che consiste nel sedersi confortevolmente da qualche parte.. sulle banchine delle stazioni, sulla staccionata della strada che dalla stazione porta al villaggio, sulla poltrona di vimini sotto la tettoia del patio posto sul retro della casa (se correttamente posizionato con vista rotaie secondo il feng shui), su pratiche sedie pieghevoli (comode da portarsi appresso), sui sedili della macchina accostata in prossimità dei passaggi a livello.. ed osservare il passare dei treni nell’immobilità ciclica dell’eterno ritorno.. Un rito iniziatico e psicotropo volto alla conoscenza suprema, ma assolutamente gratuito e non generante profitto, e quindi condannato come immorale dal potere e dal recente film filocapitalista Trainspotting.. pellicola nella quale non solo non si vedono passare treni, ma al trainspotting si preferisce l’eroina: per la quantità di soldi che genera il suo commercio e l’alienazione molecolare che genera il suo consumo..


Il Crewe Alexandra resiste in Division One fino al 2002, poi sarà un saliscendi fino al 2006, l’anno che precede il possibile disastro.. Nella stagione 2004-05 per esempio, il Crewe riesce a salvarsi solo all’ultima giornata grazie al 2-1 sul Coventry City e nonostante un girone di ritorno in cui, fino a quell’ultimo match, non erano riusciti a vincere nessuna partita.. Perché a gennaio Dario Gradi ha deciso di vendere al Norwich per la cifra record di 3M il giovane centravanti Dean Ashton.. Perché una delle caratteristiche di Dario Gradi.. nato a Milano in piena Seconda Guerra Mondiale da padre italiano e madre inglese, e trasferitosi a Londra orfano di padre al termine del conflitto, è quella di avere fatto partire dalla piccola stazione di Crewe, con destinazione l’universo spaziale del calcio internazionale, locomotive interplanetarie del calibro di David Platt, Geoff Thomas, Danny Murphy, Robbie Savage, Dean Ashton e Neil Lennon, attuale manager dei Celtic.. Partiti dal buco del culo del Chesire ed arrivati a festeggiare coppe e scudetti.. o come Platt addirittura a vestire la fascia di capitano della nazionale.. grazie alla sapiente abilità di modellazione della materia grezza dello scultore di Crewe..


Questa artigiana capacità di forgiare atleti, Dario Gradi l’apprende negli anni in cui insegna educazione fisica nelle scuole di Londra.. prima che il calcio lo chiami a sé.. nel ruolo di coach (leggi responsabile degli allenamenti) al Chelsea nel 1971.. Da lì le esperienze al Sutton United, al Derby County ed al Wimbledon, prima di diventare allenatore delle giovanili al mitico Leyton Orient e poi manager al Wimbledon.. che al primo anno, nel 1979, guida ad una gloriosa promozione in quarta divisione.. In piena corsa per una nuova promozione, Dario Gradi due anni dopo viene chiamato alla guida del Crystal Palace in First Division.. A Sellhurst Park le cose non vanno bene, la retrocessione è immediata.. Dario Gradi si dimette quindi nel novembre dell’anno successivo, deciso a rimanere inattivo a tempo indeterminato e pronto a riconsiderare la sua carriera come manager.. finché.. dopo una vita lavorativa passata all’interno della cintura magnetica della M25, decide di allontanarsi dalla capitale e di accettare la panchina del Crewe Alexandra.. E’ l’inizio della leggenda.. Nell’anno domini 2004, durante quella spericolata stagione in cui riescono a salvarsi solo per il rotto della cuffia all’ultima giornata.. il suo nome viene inserito nella English Football Hall of Fame.. E’ Sir Bobby Robson ad accoglierlo nell’Olimpo dei più grandi per la sua dedizione al calcio.. “dalla parte sbagliata della storia..”


E l’eterno ritorno ci riporta all’anno domini 2007, l’anno eliofisico internazionale, la sua decisone di abbandonare la panchina, per poi ritornarci un anno o un attimo dopo.. Adesso è il 2008, il Crewe Alexandra è in First Division e Dario Gradi, dopo avere riassunto la guida tecnica della squadra in seguito alla breve parentesi di Steve Holland, decide di abdicare nuovamente e chiama in panchina Gudjon Thordarson.. ma anche l’esperienza dell’islandese, condita da una retrocessione in Second Division, dura meno di un anno.. E siamo di nuovo a novembre.. il mese in cui in una notte sola maturano repentinamente le pere butirro.. il mese che continua a ritornare ciclicamente nella biografia di Dario Gradi (che di quelle pere è assai goloso..) E’ il 2 novembre del 2009.. e con la squadra nei bassifondi dell’ultima serie, dove la parte sbagliata della storia confina con l’oblio, Dario Gradi decide di tornare in panchina del Crewe Alexandra.. Dove siede ancora oggi, con la squadra che ha appena vinto 2-1 alla Globe Arena di Morecambe ed è ottimamente posizionata per i playoff.. Perché guardare passare i treni, come sanno benissimo gli abitanti di Crewe, è arte contemplativa non alienante che permette di percepire, nell’eterno ritorno del movimento assoluto, al di là dello spazio e del tempo, l’essenza dell’evento.. la profonda gioia dell’immanenza.. Per lo stesso motivo.. perché il tempo non è lineare ma circolare, assoluto e contingente allo stesso tempo.. il tecnico del Crewe Alessandra è, è stato e sarà, in ordine sparso, sempre e solo Dario Gradi.. l’eterno presente del trainspotting..

mercoledì 24 novembre 2010

The Damned Alone


C'è un solo viaggio possibile, quello che facciamo nel nostro mondo interiore..

Andrei Tarkovsky

Nel bellissimo noir metafisico The Damned United l’immenso Brian Clough è raccontato come un uomo solo, dilaniato dai fantasmi del passato e dalle angosce del presente.. Intrappolato negli interminabili e labirintici tunnel dello stadio di Elland Road, tagliato diagonalmente in due tra la nera ombra del cemento e l’abbagliante luce del campo di gioco, Clough è in preda al rimorso.. di essersi dimesso dal Derby County.. di aver litigato con il suo fidato assistente Peter Taylor.. e di averlo abbandonato, una mattina di luglio di pochi mesi prima, passeggiando sul fetido lungomare di Brighton.. dopo essersi urlati dietro di tutto.. oppressi da un pallido sole che non può donare vita.. perché sulla sponda settentrionale della Manica il sole non è una divinità pagana né un pianeta infuocato, ma solo uno sbiadito riflesso della ruota panoramica del vicino luna park..

Nel tarkovskyano noir ermetico in onda in questi giorni a Cobham, il pacioso Carletto Ancelotti è filmato come un uomo solo, oppresso dalle vessazioni del passato e dalla noia del presente.. Chiuso nel suo luminoso ufficio con le vetrate che sovrastano il campo di allenamento del centro tecnico del Chelsea, le braccia premute contro i braccioli della poltrona di pelle, gli occhi sbarrati verso l’orizzonte, il sopracciglio che si erge oltre la linea del cuoio capelluto cercando una fuga impossibile, il pacchetto di Camel Light semivuoto sulla scrivania, Ancelotti è in preda al rimorso.. di non essersi dimesso dal Chelsea.. di non aver litigato con il suo fidato assistente Ray Wilkins.. e di non essere stato capace di trattenerlo, una mattina di novembre di pochi giorni prima, seduto sulla panchina della squadra riserve.. dopo avere abbassato la testa in silenzio.. immobilizzato da un vento gelido che non può donare la vita.. perché nelle campagne ad ovest di Londra il vento non è una divinità pagana né una massa d’aria in movimento, solo una flebile nuvola di fumo tossico proveniente dalla vicina fabbrica..


Senza soluzione di continuità si susseguono fotogrammi ed impressioni.. In alcune appare un Ancelotti bambino, felice al tempo del raccolto contadino.. e poi triste quando il padrone di bianco vestito passa a ritirare la metà della sua fatica, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.. In altre si vede un Ancelotti uomo, estatico che solleva la Coppa con le Grandi Orecchie.. ed poi abbattuto quando il padrone di grigio vestito esibisce gli schemi che avrebbero portato alla vittoria di quella Coppa, senza degnarsi nemmeno di ringraziarlo.. Queste immagini sono inframmezzate da precisi resoconti documentaristi, filmati delle telecamere a circuito chiuso, deposizioni rese in tribunale sotto giuramento.. che raccontano di come nel marzo dell’anno scorso subito dopo la sconfitta in Champions contro la nemesi portoghese che ancora aleggia in ogni stanza del comprensorio di Cobham (così come Brian Clough era costretto a confrontarsi quotidianamente ad Ellan Road con il fantasma di Don Revie..) Ancelotti avesse dovuto, per la prima volta come ogni altra volta, abbassare lo sguardo davanti alla sfuriata del suo nuovo padrone.. un russo di specchiata immoralità e dalla fumosa biografia..

In estate poi, fu solo grazie ad una vittoria storica quanto meritata.. una doppietta Premier ed FA Cup che non era riuscita nemmeno a quello spettro lusitano che non lo faceva dormire la notte.. che Carletto riuscì ad evitare il redde rationem con la sporca dozzina russa.. Perché oltre al padrone di casa.. affittuario di quella spoglia stanza del Surrey dove Carletto studiava come un matto come fare coesistere Drogba ed Anelka, come trovare una posizione in campo all’inutile Frankie Fattty Lampard, come evitare che John Terry spaventasse a morte ogni recluta che timidamente stesse avvicinandosi in prima squadra.. la claque dei bravi ragazzi sovietici si compone di vari mestieranti del crimine (finanziario o di strada, che con l’uno si tengono in allenamento per l’altro..) tutti concordi nel volere fare fuori il pacioso emiliano..


A fine agosto il corpo della spia britannica Gareth Williams viene trovato in avanzato stato di decomposizione, rinchiuso in una sacca rossa nella vasca da bagno del suo appartamento di Alderney Street.. il palazzo è usato come casa sicura dal MI6, la cui sede si erge imponente e invisibile a meno di un chilometro di distanza, al di là del ponte di Vauxhall ed è di proprietà di una società di nome New Rodina.. Rodina è il nome russo per madrepatria.. ma il Chelsea è partito benissimo in campionato ed allora nessuno se ne cura.. A novembre però.. probabilmente per un errato ed eccessivo carico di lavoro, imposto in vista di un dicembre terribile con scontri diretti contro Manchester, Tottenham ed Arsenal.. il Chelsea si pianta sulle gambe e perde 2-0 a Liverpool.. Il lunedì mattina una teoria di Bentley dai finestrini oscurati fa il suo ingresso dai cancelli di Cobham, ne scende un gruppo di energumeni tra cui è difficile distinguere chi sia la guardia del corpo e chi l’uomo d’affari, che con aria minacciosa si dirige verso quella stanza dalle ampie vetrate sulla cui porta la targhetta d’ottone ricorda essere l’ufficio di Ancelotti.. Nessuno vedrà né sentirà nulla.. Tutti concordano però che non si sia consumato champagne..

Passano tre giorni.. i Blues hanno vinto il giorno prima il derby con Fulham e sono ancora primi in classifica con un buon margine sulle inseguitrici.. Carletto e Ray Wilkins sono a Cobham, siedono in panchina ad osservare i ragazzini in una partita della squadra riserve, finisce il primo tempo.. il magazziniere avvisa Ray che c’è qualcuno all’ingresso che chiede di lui.. Comincia il secondo tempo.. Ancelotti è seduto solo sulla panchina, in silenzio, con la testa tra le mani.. di fianco a lui non c’è l’amico Ray che, lui lo sa.. non ritornerà mai più.. La domenica il Chelsea perde 3-0 in casa con il Sunderland, la sconfitta casalinga più pesante da quando il club è cosa russa.. In settimana il dejà vu.. una teoria di Bentley dai finestrini oscurati fa il suo ingresso dai cancelli di Cobham.. Questa volta però dal corteo di automobili scende un uomo solo, sembra Tricky ripulito dall’estetista, è Michael Emenalo, ex nazionale nigeriano, fino ad allora capo osservatori delle squadre avversarie del Chelsea e da quel giorno nuovo assistente di Ancelotti.. Carletto è in ufficio.. lo fa entrare, lo guarda per pochi secondi negli occhi senza pronunciare una parola e poi, sempre in silenzio, abbassa lentamente la testa.. Una dissolvenza s’impone.. su Carletto bambino contadino che consegna il raccolto al padrone.. su Carletto adulto che osserva in televisione il padrone arrogarsi il merito del suo lavoro.. sempre in silenzio, sempre chinando lentamente il capo..


Chiuso nel suo luminoso ufficio di Cobham.. con le vetrate che sovrastano il campo di allenamento del Chelsea, le braccia premute contro i braccioli della poltrona di pelle, gli occhi sbarrati verso l’orizzonte, il sopracciglio che si erge oltre la linea del cuoio capelluto cercando una fuga impossibile, il pacchetto di Camel Light semivuoto sulla scrivania, Ancelotti è in preda al rimorso.. di non essersi dimesso dal Chelsea.. di non aver litigato con il suo fidato assistente Ray Wilkins.. Improvvisamente la porta si apre.. è la nemesi che si materializza davanti a lui.. Ancelotti rimane impietrito davanti alla vista di quel portoghese con il ciuffo brizzolato un po’ bohemienne, che con calma si siede davanti a lui e comincia a raccontargli una storia.. Narra di come lui sia arrivato a Londra, alla casa russa di Cobham, ed abbia vinto tutto, eseguendo alla perfezione il compito impossibile che gli era stato affidato.. di come dopo due anni, d’improvviso un’estate, il padrone russo avesse inserito nei quadri societari del club, con il ruolo di direttore tecnico, un israeliano dall’oscuro passato di nome Avram Grant.. di come da quel giorno ogni mezza parola, ogni sussurro, ogni spiffero fosse giunto alle orecchie del padrone.. di come ogni suo gesto, ogni suo movimento fosse osservato e riportato su un quadernetto nero che la mattina faceva capolino sulla scrivania del padrone.. di come la sua vita fosse stata resa impossibile.. di come pochi mesi dopo fosse stato licenziato in tronco e quello strano personaggio avesse occupato il suo posto sulla panchina del Chelsea..

A questo punto la nemesi portoghese si alza e si dirige verso la porta e, con la mano ancora sulla maniglia, quasi senza voltarsi, gli sussurra.. Quell’Emenalo lì lo ha portato l’israeliano come capo degli osservatori, è un suo uomo.. è uno di loro.. Poi esce.. Carletto rimane immobile per qualche minuto, o forse per diverse ore, nessuno può dirlo con certezza.. Poi, improvvisamente, si scuote.. esce dalla trance.. abbassa il sopracciglio.. Allontanando con un brusco gesto da davanti agli occhi i fotogrammi e le impressioni che lo vedevano abbassare la testa in silenzio.. ogni volta come sempre nella sua vita.. infila la mano nel cassetto della sua scrivania.. Ed impugnando saldamente la Makarov 9 millimetri, esce dal suo ufficio e si incammina lungo il corridoio.. determinato a non dovere ma più chinare silenziosamente il capo..

mercoledì 10 novembre 2010

Nel Nome Di Dio


Do what thou wilt shall be the whole of the Law

Aleister Crowley (plagiando François Rabelais)



Se sei nato nel Tyne and Wear e a soli 21 anni ti giudicano degno di portare sulle spalle della tua maglia a strisce bianconere del Newcastle il mitico e mistico numero 9.. allora la tua vita è segnata, e il paragone è inevitabile.. Se poi sei un colosso alto 1 metro e 90, con una corporatura forte e potente, con lo sguardo fiero dei guerrieri figli di Odino.. se colpisci il pallone di testa con la stessa potenza e precisione con cui i tuoi compagni la colpiscono col piede.. Se dopo avere segnato caterve di gol nelle giovanili segni il tuo primo gol da professionista a 17 anni in un’amichevole contro la Juventus, in porta un tale Gianluigi Buffon che nel dopopartita ti pronostica un grande futuro.. Se dopo sei mesi in prestito al Preston North End a 18 anni riesci a trovare posto in prima squadra, in un attacco che può contare su Owen, Viduka, Martins ed Ameobi.. Se nella tua prima partita giocata da titolare segni un gran gol di testa al West Ham a dieci minuti dalla fine che vale il pareggio.. Se l’anno dopo, con il Newcastle retrocesso in Championship, a 19 anni diventi definitivamente titolare.. inizi a segnare e non ti fermi più, diventando a fine anno capocannoniere della squadra che intanto ottiene la promozione..



Se l’anno dopo con il Newcastle tornato in Premier indossi finalmente la maglia numero 9.. se all’esordio casalingo alla seconda giornata segni una tripletta nel 6-0 all’Aston Villa.. Se in una prima trasferta a Londra prima ti ergi imponente in area tra due difensori avversari e di testa tocchi il pallone per l’accorrente Nolan che segna il gol del pari e poi nel secondo tempo su un cross dalla destra ti tuffi in diagonale per arrivare in quella zona aurea di impatto imminente dove il piede non ti avrebbe mai portato e sempre di testa segni il gol decisivo del 2-1 contro il West Ham.. Se in un successivo trip londinese segni il gol dell’1-0 all’Emirates contro l’Arsenal innanlzandoti con la testa in cielo là dove nemmeno le mani del portiere riescono ad arrivare.. Se la settimana prossima sarai convocato in nazionale perché tutta l’Inghilterra vede in te (con tipica conversazione e conservazione post postvittoriana) il classic number 9 centre forward che mancava da tempo.. il paragone è immediato.. Tu nel Newcastle e nella nazionale inglese giocherai col numero nove nel nome di dio.. nel nome di Alan Shearer.. il solare dio Apollo, la cui testa potente è simbolo di bellezza e razionalità..



Se sei nato a Gateshead.. periferia postindustriale di Newcastle il cui unico luogo di aggregazione rimane la figura maestosa ed alienante del centro commerciale.. una città dormitorio frutto dei deliri dell’architettura economica della modernità, un parassita di una cintura metropolitana dove il nulla è così concreto che ti preme sul petto facendoti mancare il respiro.. cuore caldo di quell'Inghilterra di brutti sporchi e cattivi che passa il tempo domandandosi se è il cielo grigio a specchiarsi nel grigio del fiume Tyne o viceversa.. e fai il calciatore, allora la tua vita è segnata, ed il paragone è inevitabile.. Se poi hai confessato agli amici che sei in grado di bere per 14 ore consecutive, e a loro conoscendoti non passa per la mente che tu stia dicendo stronzate.. Se ogni volta che esci di casa vai ad ubriacarti al pub e puntualmente le tue serate finiscono in rissa.. Se hai al tuo attivo diversi arresti per aggressione e per lesioni aggravate.. Se sei ancora sotto processo perché la corte non ha ancora deliberato sulla tua ultima bravata notturna, quando l’anno scorso hai spaccato il bicchiere in faccia ad un tizio durante una rissa.. e da un giorno all’altro rischi la galera..



Se nel frattempo l’ottobre scorso hai preso a schiaffi la tua ex ragazza, e dopo aver rivendicato in un'aula di tribunale la legittima difesa, al giudice che ti chiedeva le generalità hai dato come indirizzo permanete la stanza di un albergo.. e allora il tuo capitano Nolan si è assunto la tua custodia legale impegnandosi ad ospitarti a casa sua.. Se questo ha fatto in modo che la sua signora coi bambini se ne andasse da Newcastle finché tu fossi rimasto in quella casa.. Se per ringraziarla la settimana scorsa hai organizzato un’orgia a base di sesso e cocaina.. scopandoti due ragazze nel letto matrimoniale del tuo capitano.. se una era vestita da catwoman.. se gli altri compagni che erano a casa quella sera ti hanno sentito gridare come un ossesso per tutta la notte “alla grande.. cavalcami!cavalcami!” Se i tuoi tifosi ti adorano non solo per i gol che segni ma anche per le pizze che tiri.. come quando in allenamento hai spaccato la mascella al tuo compagno Steven Taylor perché aveva una mezza storia con la tua ex.. ed allora ti hanno dedicato un coro come “He shoots, he scores, he'll break ya facking jaw!” il paragone è immediato.. tu sarai sempre prigioniero degli inferi di Gateshead nel nome di dio.. nel nome di Paul Gascoigne.. l’oscuro dio Dioniso, il cui nettare inebriante è simbolo di fertilità e follia..



Se tu hai la capacità di evacuare lo spazio ed esondare il tempo e di essere tutto questo insieme.. Se gli dei hanno voluto fare di te Apollo, la rappresentazione del tipico centravanti di peso britannico che bombarda le porte dell’isola con colpi di testa incredibili.. Se il tuo corpo scultoreo e plastico è tale per i gol che segni e viceversa.. Se gli dei hanno deliberato che tu sia Dioniso, l’erede del più grande tra i maudits del calcio e che la pazzia ti accompagni per tutta la vita.. Se è la follia a donarti quel tuo immenso talento e viceversa.. Tu sei la sintesi suprema.. E tu solo puoi giocare a calcio nel nome multiplo di dio, mentre satiri danzanti nelle curve degli stadi si abbandoneranno in misteriosi riti senza tempo e a squarciagola canteranno il tuo nome.. Andy Carroll..



P.S. E il fatto che le iniziali A.C. corripsondano a quelle di Aleister Crowley, l’altro inglese che prima di lui trovò la sintesi tra Apollo e Dioniso, è pura coincidenza.. E il voler vedere nel centravanti del Newcastle una reincarnazione del mago di Leamington è pura follia..

venerdì 29 ottobre 2010

I Dieci Giorni Che Sconvolsero Manchester (Volume II)


LA NEP (NUOVA POLITICA ECONOMICA): LA FINE DI UN SOGNO


Terminato lo slancio rivoluzionario, messe da parte le speranze sulle magnifiche sorti e progressive dell’umanità nuova, a Manchester inizia, come dopo ogni rivoluzione, il periodo della reazione termidoriana.. La società, che dagli albori nel 1902 era costituita secondo la formula dell’azionariato popolare e rappresentata dall’Assemblea del Popolo (ma che per partecipare alle competizioni internazionali si era trovata costretta nel 1991 a quotarsi sul mercato azionario londinese, creando allora una brigata di Guardie delle Rivoluzione che sotto il nome di Manchester United Supporters' Trust doveva vigilare contro takeover ostili..) viene scalata da ex cortigiani zaristi rimasti nell’ombra e riapparsi con l’appoggio della Cia.. E’ quindi il fantomatico miliardario americano Malcom Glazer.. nom de plume di Henry Kissinger già usato in alcune delle più cruente Operazioni Condor.. ad accaparrarsi il 97% della società nel maggio del 2005 e a decretare la parola fine all’utopia egalitarista dell’omnia sunt communia dell’Assemblea del popolo..


La Nep sovietica di Mr. Glazer prevede che per ottemperare all’acquisto del club si chieda in prestito alle banche l’intero ammontare (circa 800 milioni di sterline) del valore d’acquisto.. il Lancashire è definitivamente entrato nel vortice critico dell’economia del credito.. Simbolo di questa nuova direzione imposta dal/al partito è la figura di Wayne Rooney.. Nato a Croxteth, sobborgo sottoproletario di Liverpool da famiglia di discendenza irlandese, Rooney è stato fin da subito educato alle scuole del popolo.. lì gli è stata trovata la giusta moglie, Coleen, lì gli hanno insegnato il valore del sacrificio, lì ha conosciuto il minatore Alexey Stakhanov e da lui ha appreso che la libertà è una forma di disciplina.. Arrivato ancora minorenne a Manchester.. al termine dell’ultimo piano quinquennale, quello che ha preceduto la Nep glazeriana.. a soli 24 anni Wayne trascina nuovamente la squadra sul tetto del mondo..


Ironia della Storia.. il successo finale arriva a Mosca, nello stadio Luzhniki, a pochi passi dal luogo della presa del Palazzo d’Inverno.. e per di più contro il Chelsea borghese del dissidente russo Abramovich.. ma invece che il punto di partenza per la creazione di una nuova superpotenza mancuniana di matrice socialdemocratico-imperialista, sarà solo il canto del cigno della gloriosa res publica sovietica di Manchester.. In questo contesto la figura dell’artista del popolo Wayne Rooney è emblematica.. Di estrazione ortodossa, di ruolo in campo e di struttura fisica tipica della classe operaia che transita in paradiso (solo per accorgersi che all’inferno la compagnia è migliore..) alla maniera dei Gascoigne, Le Tisser, Merson.. quello che lo differenzia da questi altri eroi del lavoro comunisti è la sovrastruttura culturale.. Rooney fin da subito si distingue fuori dal campo per atteggiamenti individualisti che nulla hanno a che fare con l’indolenza o lo sperpero di talento tipico della forza lavoro sovietica.. e da non confondere con l’apatia e l’alienazione, tipicità del proletariato delle società capitaliste..


Wayne Rooney in campo è un fenomeno, la formazione stakanovista ne fa un giocatore che suda, lotta e corre al servizio degli altri, ma nella vita privata (quale ossimoro.. la vita è solo se è pubblica..) è al servizio di se stesso.. della sua industria privata (i contratti, i premi individuali, le sponsorizzazioni..) E così si arriva ai dieci giorni che sconvolsero Manchester.. E’ l’ottobre dell’anno domini 2010 e Wayne Rooney, come mai nessuno aveva osato fare prima di allora, dichiara pubblicamente il proprio dissenso dal rivoluzionario scozzese e padre della patria Sir Alex Ferguson.. quest’ultimo non lo impiegava sostenendo che fosse infortunato e Rooney, approfittando di una trasferta al di là del muro per giocare con la nazionale inglese, lo sbugiarda in mondovisione dichiarandosi abile ed arruolabile.. Gli inviati ed i corrispondenti di ogni quotidiano o settimanale si dirigono subito nelle isole Solovki, in prossimità dei campi di rieducazione lavorativa dove, da un giorno all’altro si aspetta l’arrivo del sovversivo e borghese numero 10..


Ed invece no.. non solo nel Mar Baltico non arriverà nessuno, ma addirittura è il monolite scozzese in persona ad essere costretto, su invito del Soviet Supremo ormai alla mercé di Mr Glazer, ad annunciare ufficialmente su Radio Kabul che Rooney non intende prolungare la sua militanza nel Manchester United e sarà quindi libero di spostarsi in occidente.. Dopo mesi di temporeggiamenti, avanzate e ritirate sul campo del rinnovo contrattuale, il vecchio comandante rivoluzionario deve annunciare al mondo la sua sconfitta.. E’ la fine.. Il giorno dopo lo stesso Wayne comunica che il Partito non è in grado di dargli le sufficienti garanzie etico-politiche prima ancora che economiche e che pertanto lui se ne andrà.. E’ la fine..


Ed invece no.. Passano pochi giorni e Sir Alex e Wayne, abbracciati e sorridenti, firmano sulla Piazza Rossa di Manchester di fronte al Cremlino (in omaggio al contratto con la A&M siglato dai Sex Pistols fuori da Buckingham Palace..) un rinnovo contrattuale quinquennale.. E’ la vittoria.. L’ennesima grande vittoria dell’ex tornitore e sindacalista scozzese.. il raffinato stratega il cui annuncio della sconfitta era solo la mossa decisiva per lo scacco matto.. Senza dimenticare il contorno.. come i cosacchi incappucciati che aspettano Wayne sotto casa.. le lettere minatorie che se solo si fosse prestato attenzione erano tutte su carta bollata ufficiale del ministero delle poste sovietico.. la Pravda che pubblica le confessioni peccaminose di prostitute sollazzevoli e gaudenti che hanno passato la notte con un Rooney per nulla penitente.. E’ la vittoria..


E invece no, è solo la certificazione definitiva della fine della res (non) publica sovietica del Manchester United.. è l’attestazione del passaggio del Manchester United nell’economia di mercato capitalista.. è definitivo soccombere del Soviet Supremo di Carrington all’ammaliante economia del surplus.. è lo sprofondare nel baratro della società dello spettacolo rappresentata dalla persona di Wayne Rooney e in quello del calcio moderno impersonato da Mr. Glazer..


EPILOGO


Ma nel frattempo un manipolo di valorosi eroi fedeli alla linea dell’idea originaria che portò alla rivoluzione.. dopo un lungo esilio messicano (in cui tra l’altro il loro capo fu trucidato..) si sono nel frattempo riorganizzati e da qualche anno hanno dato vita al Fcum (Football Club United of Manchester..) una brigata di allegri combattenti internazionalista, sognatrice ed utopica.. aperta al dialogo con i non-allineati e fautrice della rivoluzione permanente.. e addosso le maglie gialloverdi del Newton Heath.. Newton Heath è posto dall’alto valore simbolico, fu qui che nel 1878 un gruppo di giovani proletari, sindacalisti rivoluzionari delle ferrovie del Lancashire e dello Yorkshire, fondò il Newton Heath LYR Football Club.. la squadra da cui nel 1902 nacque il Manchester United.. Questi valorosi rivoluzionari trozkisti li puoi trovare ad addestrarsi in Sudamerica e in Medioriente.. in Jugoslavia, in India ed in Albania.. ma li trovi soprattutto a Bury, periferia di Manchester, allo stadio di Gigg Lane.. Dove.. in attesa di poter costruire uno stadio a Newton Heath (per cui il settembre scorso è stata aperta una sottoscrizione popolare nei vari soviet di quartiere e nei circoli dopolavoristici dell’Arci.. già raccolte oltre un milione e mezzo di sterline..) giocano le partite casalinghe i ragazzi del Fcum..


E sul luminoso sentiero che li condurrà a vedere sorgere il sol dell’avvenire dalle tribune del nuovo stadio di Newton Heath.. i ragazzi del Fcum stanno bruciando le tappe.. Entrati nel 2005 nella decima divisione, la più bassa dei campionati inglesi, hanno ottenuto la promozione in ognuno dei primi tre anni di vita ed ora sono in settima divisione.. Sabato 24 ottobre, al termine dei dieci giorni che hanno sconvolto Manchester, hanno sconfitto il Barrow e si sono guadagnati l’accesso al primo turno della FA Cup, dove il 5 novembre incontreranno il Rochdale.. Il proletariato unito ha dato scacco matto al capitalismo.. Quel 24 ottobre è stata la vera svolta.. è stata la nuova rivoluzione.. Quel giorno è stato finalmente dato l’agognato l’annuncio.. Il calcio moderno è morto e finalmente.. II comitato centrale esecutivo panrusso dei Soviet degli operai e dei soldati, il Soviet di Pietrogrado ed il Congresso straordinario panrusso dei contadini, ratificano i Decreti sulla terra e sulla pace, (…) e così pure il Decreto sul controllo operaio (…) Le assemblee riunite dello Zik e del Congresso contadino panrusso esprimono la loro ferma convinzione che l'unione degli operai, dei soldati e dei contadini, questa unione fraterna di tutti i lavoratori e di tutti gli sfruttati, consoliderà il potere che essa ha conquistato e prenderà tutti i provvedimenti rivoluzionari necessari per affrettare il passaggio del potere nelle mani dei lavoratori negli altri paesi, assicurando così una vittoria duratura alla causa della pace giusta e del socialismo..


I Dieci Giorni Che Sconvolsero Manchester (Volume I)


Manchester è il posto più ripugnante (…) Masse di immondizie, rifiuti e melma nauseabonda sono sparse dappertutto, in mezzo a pozzanghere permanenti; l'atmosfera è ammorbata dalle loro esalazioni e oscurata e appesantita da una dozzina di ciminiere; orde di donne e di bambini laceri si aggirano nei pressi, sudici come maiali sguazzanti tra mucchi di immondizia e nelle pozzanghere.


Friedrich Engels, La Situazione della Classe Operaia In Inghilterra, 1845


PROLOGO


In settembre il generale Kornilov marciava su Pietrogrado con l'intenzione di proclamarsi dittatore militare della Russia.. Si riconobbe presto dietro di lui il pugno ferrato della borghesia, pronto ad abbattersi sulla rivoluzione.. Quello stesso settembre il proletario Wayne Rooney giocava la sua ultima partita da titolare con il Manchester United.. una pessima prestazione nell’ennesimo pareggio stagionale dei Red Devils in trasferta.. Dopo 6 giornate il Man United si ritrovava con la miseria di 12 punti.. un ruolino di marcia da quarto-quinto posto.. la borghesia imperialista dei dissidenti russi esiliati (Chelsea) e le satrapie arabe corrotte dai petroldollari americani (Manchester City) erano pronta ad approfittare dello scenario internazionale per sferrare il colpo definitivo all’armata rossa..


Il Manchester United, che ha oltre 900 milioni di sterline di debiti, ha appena pubblicato i libri contabili dell’ultima stagione 2009-2010 in cui a fronte di introiti per 280 milioni registra un passivo finale di 84 milioni.. E’ nella merda.. I tifosi disertano l’Old Trafford e quelli che ci vanno sventolano sciarpe gialloverdi invece che rosse, in segno di contestazione verso il politburo.. E’ un declino impietoso destinato a sgretolare 25 anni di successi ottenuti sotto la guida del rivoluzionario scozzese Sir Alex Ferguson.. Si tirano fuori dal cassetto i necrologi, si preparano le esequie e ci si esercita a piangere la salma.. Poi, improvvisamente, il colpo di scena.. Rooney rimane.. il Manchester United risorge come superpotenza.. Ma cos’è successo in quei dieci giorni a Manchester? E fu vera vittoria?



I PIANI QUINQUENNALI: MANCHESTER E’ ROSSA


Saldata nella potenza dell’acciaio di Govan, temprata dal ritmo ossessivo delle catene di montaggio di Carrington e foraggiata dagli stati satellite allineati ed alienati del north-by-northest inglese fin dal giorno dell’arrivo di quel monolite scozzese che in treno attraverso Finlandia giunse un giorno nel Lancashire.. negli ultimi 25 anni Manchester è stata una res (non) publica sovietica ad immagine e somiglianza del leader rivoluzionario che l’ha forgiata.. l’ex tornitore e sindacalista scozzese Sir Alex Ferguson..


Il primo piano quinquennale (1986-1991).. Comincia il 7 novembre del 1986, il giorno dopo la presa del Palazzo d’Inverno, coincisa con l’arrivo in città di quel rivoluzionario scozzese chiamato dal popolo a risollevare le sorti della res pubblica decadente ed imborghesita dal governo menscevico.. Gli inizi non sono facili.. Dopo cinque anni l’eroe della battaglia di Goteborg (colui che con un manipolo di diseredati di Aberdeen travolse il grande esercito imperialista del Real in un’indimenticabile finale di Coppa delle Coppe nel 1983) è sull’orlo del licenziamento.. solo una fortunosa vittoria sul Crystal Palace nel replay della finale di FA Cup lo salva dal processo popolare e dall’allontanamento a fini rieducativi in un campo di lavoro in Siberia..


Il secondo piano quinquennale (1991-95).. Coincide con l’arrivo del bandolero marsigliese Eric Cantona.. rivoluzionario spontaneista di chiara matrice anarco-insurrezionalista, idolo delle folle e per queste sempre inviso al Comintern che gestisce la società (ma non allo scozzese che in cuor suo ha sempre creduto alla tesi trozkista della rivoluzione permanente..) Quell’anno arriva il primo titolo di Premier e si pongono le basi per i futuri successi.. Entrano nel gruppo anche il cattivissimo mastino Roy Keane.. (irlandese figlio di ufficiali del Kgb e cresciuto nel mito industriale della forza dell’acciaio, e su cui lo scozzese ha sempre nutrito forti sospetti di essere una quinta colonna del partito all’interno della squadra con funzioni delatorie.. ed infatti anni dopo obbligherà il Soviet ad allontanarlo..) il violinista ucraino Kanchelskis (immenso talento perso nell’alcol e nel gioco a furia di leggere romanzi di Dostoevskij.. e che formò una coppia meravigliosa con lo sfortunato Lee Sharpe, a cui fu lo stesso Fyodor a dedicare il suo capolavoro L’Idiota..) il ballerino nero Andy “Nureyev” Cole (inviso un po’ a tutti per la spiccata sensibilità di chiara matrice omosessuale..)..


Il terzo piano quinquennale (1995-98).. Vede la crescita e l’affermazione di questa nuova generazione di fenomeni nata ai tempi della rivoluzione.. Giggs, Scholes, Beckham e Butt.. la selezione prescelta della meglio gioventù rivoluzionaria uscita dai meravigliosi asili del popolo emiliani.. i primi figli della nuova Manchester Rossa, cresciuti nella bottega dello scozzese apprendendo i segreti di Majakovskij ed Eisenstein.. i primi frutti dei kolchoz.. l’orgoglio di un’intera nazione.. Si vince ancora, grazie anche all’arrivo di Teddy Sheringham, un vizioso dandy occidentale che abiura l’occidente capitalista e cerca la perfezione dell’essere, e quindi il suo oblio, al di là della cortina di ferro..


Il quarto piano quinquennale (1998-99).. E’ quello del trionfo.. in cui i carri armati dell’armata rossa riescono a liberare il proletariato oppresso spingendosi fino a Barcellona (dove vengono acclamati da uno stuolo di socialdemocratici.. le mani ancora sporche del sangue dei comunisti rivoluzionari e degli anarchici insurrezionalisti come da ordine di Mosca.. un monito tragico che purtroppo verrà sottovalutato..) La vittoria in Coppa Campioni dell’Armata Rossa del Lancashire contro le sturmtruppen naziste del Bayern Monaco dopo aver rischiato il tracollo fino all’ultimo minuto (i due gol decisivi, di Solskjaer e Sheringham, in pieno recupero..) rimpiazza nella mitologia sovietica di Manchester e degli stati satellite perfino la Battaglia di Stalingrado..


Il quinto piano quinquennale (1999-2005).. E’ dove appaiono le prime crepe sulle pareti del Cremlino di Carrington.. Si contano i primi voti sfavorevoli e si ascoltano le prime istanze contrarie.. Nel 2001 al termine di un’odissea spaziale che ha certificato la supremazia comunista sull’occidente capitalista nel campo della tecnocrazia industriale.. il monolite scozzese annuncia la sua decisione di ritirarsi a fine anno.. Un nuovo occidente, basato sul neoliberismo finanziario e postindustriale della City londinese, porta alla vittoria squadre della capitale come Arsenal e Chelsea (interessante, a proposito di quest’ultima, notare come sia guidata da un dissidente russo discepolo di Solzenicyn.. la storia dimostrerà che entrambi non lavoravano contro presunti abusi della madrepatria ma in concerto con gli elementi più reazionari della stessa in vista di una sua trasformazione in senso reazionario e capitalista.. tigri di carta al consapevole servizio dell’impero..) E’ la fine.. Manchester resisterà ed esisterà ancora.. ma non sarà più rossa..