sabato 8 gennaio 2011

Il Sogno di Un Intellettuale di Croydon, Volume II


Perché nel cervello d'un coglione il pensiero faccia un giro, bisogna che gli capitino un sacco di cose e di molto crudeli..
Louis Ferdinand Céline, Viaggio Al Termine della Notte, 1932



Cambiata la storia dell’italica penisola come solo il Divo e Licio Gelli avevano saputo fare prima di lui.. il professor Roy torna in patria, ai Blackburn Rovers.. ma sono gli anni della maligna illusione Blairiana, quelli in cui il governo mette mano alla pistola ogni volta che sente la parola cultura, e per un intellettuale di Croydon come lui in quell’Inghilterra non c’è più posto.. E’ oramai da due decadi che il cinema britannico è sprofondato nel pastiche nostalgico, insostenibili biopic di durata eccessiva e patetici melodrammi in costume che cercano di inventare un passato ad una nazione senza più futuro.. L’unica isola di resistenza è rappresentata dalla flebile fiamma rivoluzionaria che rimane accesa nei bassifondi dell’anima del realismo magico del cinema lumpenproletariat di Ken Loach e Mike Leigh.. un desiderio immanente che però mal si accompagna con l’oramai avvenuto distacco del professor Roy dalle cose umane e la sua scelta esistenziale e metafisica.. Alla prima stagione a Blackburn l’intellettuale di Croydon raggiunge il sesto posto, grazie ai gol di Sutton e Gallacher e nonostante la presenza in squadra della strapagata mezzasega luterana Martin Dahlin (qualche mese alla Roma con Carlos Bianchi) che aveva fatto arrivare appositamente dalla Svezia insieme alle videocassette con gli spot televisivi girati dal regista Roy Andersson.. La stagione successiva la squadra precipita verso la retrocessione, rovinando un progetto di spese multimilionarie che pochi anni prima aveva portato i Rovers ad essere l’unica squadra oltre alle solite tre (Arsenal, Chelsea e Manchester United) ad avere mai vinto la Premier League.. Allora il proprietario Jack Walker, locale magnate dell’acciaio, gli chiede di rassegnare le dimissioni ma lui, colmo dell’arroganza che oramai la sua scelta personale di abbandono della materia gli ha imposto, disprezza la potenza magnifica e progressiva dell’acciaio e, perso nella sua vana e costante ricerca metafisica, un po’ come lo era Dahlin quando vagava inutilmente per i campi di calcio, rifiuta.. E così viene esonerato per l’ennesima volta..



Gli dei recidono l’ultimo brandello del cordone ombelicale che lo teneva ancorato alla madre terra.. la materia si fa sulfurea.. l’uomo è perso, e disperso in quel limbo tra cielo e terra che gli dei avevano abbandonato già migliaia di anni fa per ritirarsi chi nei cieli e chi nelle profonde viscere della terra, lasciando agli umani solo la superficie, la crosta, su cui vagare per l’eternità impossibilitati ad elevarsi come a penetrare.. In quel limbo che è dentro ed oltre il punto del non ritorno, il professor Roy cerca di ripercorrere sentieri a lui conosciuti.. di nuovo a Milano all’Inter, ancora in Svizzera al Grasshoppers.. Ma è tutto inutile, non funziona.. Roy si è perso, a furia di cercare l’uomo ha trovato il nulla.. Ma da buon intellettuale di Croydon ci mette anche del suo.. Mentre l’Inghilterra è alla ricerca di un commissario tecnico e disperata, sarebbe pronta a anche a puntare su di lui, il professor Roy firma con il Copenhagen e quando riceve la chiamata della FA è costretto a declinare.. e la nazionale finisce nelle mani dell’epicureo Sven Goran Eriksson.. Convinto che la terra non lo meriti e pronto a ricongiungersi con il cielo, prossimo al suicidio, lo salva l’immanenza antispiritualista ed anti illuminista di Lars Von Tier, che gli propone la visione di un’umanità primitiva e cannibale, in cui gli dei non ci hanno abbandonato ma, ancor peggio, si sono rintanati nella nostra testa, rendendoci creature molteplici e schizofreniche, intenti a dividere arbitrariamente la natura tra bene e male.. Roy conosce l’uomo Europeo al di là dello yin e dello yang, l’uomo come animale rabbioso, malato, prigioniero schizofrenico dei suoi miti e dei suoi riti, incastrato nelle sue fantasie diventate insostenibilmente più pesanti del reale.. Superato Bergman, la menzogna degli dei non si rivela più al termine di un processo storico di abbandono dell’uomo ma, ancor peggio, viene presentata come tale da sempre, dalla nascita di Occidente.. Accompagnato dall’ontologia antispirituale di Von Trier e Vinterberg, l’intellettuale di Croydon comincia il primo anno del nuovo millennio vincendo un titolo con il Copenaghen, grazie ai gol del puma sudafricano Subisso Zuma.. Ma è il canto del cigno, l’ultimo rintocco di una campana che suona dall’inizio dei tempi e che non suonerà mai più.. il professor Roy comincia il nuovo millennio con il Copenaghen e con Zuma raccontandoci che l’umanità che ha fagocitato gli dei, vantandosi di aver acquisito un terzo occhio, è invece divenuta cieca nei confronti della terra..



Roy oramai si è perso, e non sa tornare.. Conosce il dolore lancinante della noia heideggeriana in un campionato passato ad aspettare il treno ad Udine dove viene esonerato dalla famiglia Pozzo, apprende l’arte di spostarsi nello spazio e nel tempo attraverso i cammelli come commissario tecnico degli Emirati Arabi e tramite le slitte trainate dai cani alla guida dei Wiking in Norvegia.. Poi si trasferisce in Finlandia, accettando di sedere sulla panchina della nazionale nella difficile impresa di qualificarsi agli Europei del 2008.. Qui incontra il geniale Aki Kaurismaki, che pensando a Roy ed al suo viaggio alla ricerca dell’uomo aveva appena finito di girare L’Uomo Senza Passato.. L’intellettuale di Croydon naturalmente si riconosce immediatamente in quell’uomo senza nome condannato a vivere in un eterno presente.. ma non ne comprende l’immensa fortuna.. Immobile, come la staticità dei corpi e dei paesaggi di Kaurismaki che ammira sul grande schermo, le scambia per fantasiose immagini e non ne percepisce il desiderio sovversivo: il vivo e trasudante calore umano.. Roy, oramai giunto in prossimità della fine del suo viaggio al termine della notte, ha accumulato troppe domande ma nessuna risposta, e con la nazionale finlandese fallisce la qualificazione agli Europei del 2008.. Allora torna a casa.. in Inghilterra, a Londra, a Croydon.. Nel dicembre del 2007 viene assunto come nuovo manager del Fulham, società indotto di Harrods pericolosamente sull’orlo della retrocessione (sia la squadra che i grandi magazzini).. la vicinanza del cinema Ritzy di Brixton, l’aria tetra ed irrespirabile di Croydon, fanno bene al vecchio professore ed in soli due anni e mezzo è capace di valorizzare giocatori come Hangeland, Smalling e Konchielsky, riuscendo addirittura a fare segnare gol spettacolari al pessimo Bobby Zamora che si guadagna la sua prima (ed ultima, si spera) convocazione in nazionale.. Giunto quasi al termine del suo percorso attraverso il senso della vita e del cinema, Roy si riaffaccia alle pellicole di casa, e nell’anno 2009 grazie al nuovo film di Ken Loach riconosce nella figura mitologica di Eric Cantona quella del demiurgo che può riportarlo alla dimensione umana, quella che non divide ma che unifica il cielo con la terra, lo yin con lo yang, lo spirito con la materia..



Dismesse le domande senza risposta dei pastori luterani svedesi abbandonati da dio, superato lo shock della distruzione delle relazioni affettive come le ha conosciute in Svizzera, traversata indenne la marcescente decadenza piccoloborghese della sinistra milanese, patito l’insostenibile caos primitivo propostogli in Danimarca dai figli di Odino, incapace di cogliere il desiderio di umanità del comunitarismo utopico finlandese.. il professor Roy pare finalmente ritrovarsi grazie ad una postmoderna divinità della guerra e custode del segreto del fuoco, Eric Cantona.. e in due anni porta i Cottagers dal rischio della retrocessione in Championship alla finale di Europa League persa per un soffio contro l’Atletico Madrid.. Ma non c’è niente da fare.. Guadagnato giustamente con il Fulham il titolo di manager dell’anno del 2010, il professor Roy compie l’ennesima scelta assurda della sua vita.. esce da quella dimensione esistenziale periferica che ne assecondava perfettamente la mediocrità intellettuale per tentare il colpo grosso, al di là del muro dei propri limiti esistenziali.. E così nell’agosto dell’anno scorso l’intellettuale di Croydon si rimette in cammino e si trasferisce a Liverpool.. in una società che non solo è prossima al fallimento ma che porta sulle spalle il peso di una sconfinata gloria destinata a non ritornare mai più, come la Kop.. Inoltre il Liverpool rappresenta anche, almeno nei suoi nebulosi ricordi in questa fredda mattina invernale, la squadra più odiata da lui e dalla sua famiglia, storici tifosi dell’Everton.. Alla corte dei Reds il professor Roy comprende finalmente che dalla condizione umana non c’è fuga possibile e scrive il suo testo più importante: l’Ecce Homo del calcio moderno.. La società più vincente e gloriosa del calcio britannico, comprata a credito alla fiera dell’est del mercato globale dove i sentimenti vengono oramai scambiati come una qualsiasi merce di scambio precipita nei bassifondi della classifica.. facendo del Liverpool, e quindi della materialità stessa del calcio, una seria candidata alla retrocessione.. all’estinzione, al non essere.. Ed allora, alla prima partita della nuova proprietà, nel sentitissimo derby del Merseyside contro l’Everton, dove la divinità è evocata ad ogni tocco di palla ed il divino prossimo a scomparire ad ogni tiro in porta degli avversari.. il Liverpool perde 2-0 e l’intellettuale di Croydon abbraccia la sconfitta definitiva.. E qualche mese dopo, alla nona o alla decima sconfitta in campionato del Liverpool di Gerrard, Carragher, Joe Cole e Torres.. alla vigilia di un incontro di FA Cup con il Manchester United.. l’ennesimo esonero.. E la storia del professor Roy, intellettuale di Croydon, volge definitivamente all’inizio..



…e improvvisamente una serie di immagine sfocate e confuse.. L’intera rosa della stagione 2010-2011 del Liverpool FC., visi noti come quelli di Torres e Gerrard, un’istantanea della curva Kop che canta a squarciagola si dissolvono davanti ai suoi occhi.. quel cartellone segnaletico rosso fuoco osservato di sbieco e senza troppo interesse che avvisa il viandante che è giunto nei pressi di Melwood, sede del centro tecnico di allenamento del Liverpool FC, comincia a svanire e prepotente riemerge quel quadro espressionista con le mostruose fattezze di Croydon che solo la più crudele delle divinità avrebbe potuto dipingere.. Il professor Roy si accorge di essere arrivato alla fine del Sogno…



Accadde tutto in un attimo.. L’improvviso stridore di freni di una macchina proveniente in senso contrario ridestò il professor Roy dal suo torpore e allontanò dai suoi occhi queste interminabile serie di immagini statiche che sembravano essersi messe in movimento davanti a lui.. L’intellettuale di Croydon smise di chiedersi cosa fosse reale e cosa finzione, ed in un gesto istintivo riprese in mano le redini del volante, evitò di scontrarsi con la macchina sull’opposta carreggiata ed accostò sul ciglio della strada.. Quest’oggi, così decise e forse fu la prima decisione saggia che prese in vita sua, non andrà a lavorare.. Il liceo dove insegnava educazione fisica dovrà fare a meno di lui, forse per sempre.. è tempo di andare in pensione, di ritirarsi, di dire addio al sogno.. Troppo spesso ultimamente la fantasia e la realtà si erano mescolati davanti ai suoi occhi.. Non solo in quel lungo ed assurdo viaggio calcistico per terre inospitali e film inguardabili, attraverso luoghi che forse lui aveva calpestato e lungometraggi che probabilmente lui aveva visto ma che non erano mai stati dipinti da alcuna divinità né filmati da alcun regista.. ma fu anche la sua stessa ordinaria vita quotidiana da intellettuale di Croydon, quel regno del Sogno sospeso tra essere e non essere, a sgretolarsi nel risveglio.. dalla verità e dalla finzione.. E fu così che il professor Roy decise di tornare a casa dalla moglie Sheila, che lo accolse con un caloroso abbraccio e gli versò del Kirsch in uno di quegli improbabili bicchierini con arabeschi dorati che avevano comprato insieme ad Harrods qualche anno prima.. Lui la ringraziò commosso.. (una lacrima fu sul punto di scorrere sul suo viso, ma giunta al confine degli occhi, osservando quella insostenibile teoria fisiognomica di borsoni e risacche che aveva accompagnato il professore Roy fin dalla più tenera gioventù, si spaventò decise di restarsene rintanata nella palpebra..) si diresse in giardino e, aperta la seggiolina pieghevole di plastica a strisce bianche e verdi, si accomodò placido e tranquillo, con la sigaretta in bocca a sorseggiare il suo Kirsch.. E fu lì, in una fredda mattina di inverno, che si mise a contemplare con aria attonita e trasognante un plumbeo e vacuo cielo mattutino invernale.. e sul suo stanco viso si aprì un innocente sorriso.. perché al di là dalla bruna corteccia dello spoglio ciliegio, oltre la siepe che delimitava il suo giardino, era possibile intravedere nella sua immensa bruttezza Croydon..

Il Sogno di Un Intellettuale di Croydon, Volume I


Perché nel cervello d'un coglione il pensiero faccia un giro, bisogna che gli capitino un sacco di cose e di molto crudeli..

Louis Ferdinand Céline, Viaggio Al Termine della Notte, 1932


Quella mattina Roy, professore di educazione fisica con la tipica aria trasognante ed attonita dell’intellettuale di Croydon, si alzò dal letto come da molti anni a questa parte senza nemmeno bisogno di sentire la sveglia, si diresse alla finestra e scostate le improbabili tendine tartan gialle e marroncine guardò fuori.. e sul suo stanco viso si aprì un innocente sorriso.. Una lattiginosa alba aveva già lasciato spazio a un plumbeo e vacuo cielo mattutino invernale, e al di là dalla bruna corteccia dello spoglio ciliegio, oltre la siepe che delimitava il suo giardino, era possibile intravedere Croydon nella sua immensa bruttezza.. Fatta la toilette ed osservato allo specchio quel suo viso cadente che nulla aveva a che fare con l’età ma con una teoria fisiognomica di borsoni e risacche che l’aveva accompagnato fin dalla più tenera gioventù, il professor Roy scese al piano di sotto, dove la moglie Sheila gli aveva preparato la sua colazione preferita.. uova fritte, bacon, purea di patate e broccoli.. lo stesso cazzo di breakfast che Sheila gli preparava da più di quarant’anni, solitamente molto delizioso, ma non quella mattina che, illogicamente, non aveva sapore.. Non riuscendo a trovare empiricamente alcun dato sensibile che potesse convincerlo che effettivamente ci fosse qualcosa di diverso, che una variabile non autorizzata si fosse inserita in un sistema altrimenti inattaccabile, Roy, fedele alla scuola del positivismo empirico britannico, non se ne curò.. baciò sulla fronte la moglie e si diresse nel piccolo cortile d’ingresso a prendere la macchina.. Accesa una sigaretta e sintonizzata l’autoradio sul quarto canale della Bbc, placido e tranquillo si diresse al lavoro.. ma, una volta imboccata la svolta in fondo al viale, come per incanto si ritrovò nei paraggi di Melwood, sede del centro tecnico di allenamento del Liverpool FC.. Che cazzo ci faceva lì il professor Roy, quel gentiluomo bene educato alla maniera della vecchia working class britannica.. quell’uomo con quell’aria attonita, distaccata e trasognante tipica dell’intellettuale di Croydon?



..osservando di sbieco e senza troppa convinzione la segnaletica rosso fuoco che avvisava il viandante che a breve sarebbe entrato nella tana dei Reds, il professor Roy cominciò a ricordare di quando bambino visitò per la prima volta Liverpool.. e presto una serie di immagine sfocate e confuse prese il sopravvento sulla nitidezza di quella che chiamava realtà.. L’intera rosa della stagione 2010-2011 del Liverpool FC., visi noti come quelli di Torres e Gerrard, un’istantanea della curva Kop che cantava a squarciagola, si sovrapposero davanti ai suoi occhi sul quel quadro espressionista con le mostruose fattezze di Croydon che solo la più crudele delle divinità avrebbe potuto dipingere.. Il professor Roy si lasciò precipitare nel mondo del Sogno..



Sono i primi anni ‘60 ed un ragazzino di nome Roy nato a Croydon, un lurido sobborgo della deprivata South London, lontano anni luce dalla scintillante Swinging London raccontata dai rotocalchi, si presenta a Liverpool per sostenere un provino per i Blues dell’Everton, la squadra per cui tifava tutta la famiglia, gli acerrimi nemici dei Reds.. Lo accompagna, fiero e quasi commosso, il padre.. Tutto sembra procedere per il meglio ma ad un certo punto un’entrata assassina di un altro aspirante Toffees gli recide, oltre a tibia e perone, anche il sogno di una vita.. Tornato sconfitto nella nativa Croydon, la sua carriera da calciatore si avvia verso un più modesto approdo nelle giovanili del Crystal Palace, squadra locale che milita in Quarta Divisione.. Dopo una lunga trafila Roy non riesce ad esordire in prima squadra e da allora la sua carriera calcistica è un lungo e stanco peregrinare tra varie squadre amatoriali del sud dell’Inghilterra.. mai troppo lontane da Croydon.. il centro di gravità permanente di una vita.. Oramai giovane adulto, Roy consce Sheila e con lei va spesso al cinema Ritzy di Brixton, meno di mezz’ora in autobus da Croydon è il luogo che più si avvicina ad un qualcosa di umano ed ospitale in quell’immenso deserto di cemento destinato ad aspettare ad infinitum una riconversione al terziario che mai lo sfiorerà nemmeno.. A soli 24 anni e nel pieno della sua modesta carriera di calciatore, Roy diventa giocatore/manager prima al Maidstone United e poi al Carshalton Athletic.. Infine decide di smetterla con il calcio e, su consiglio di Sheila, si diploma come insegnate di educazione fisica.. Tra il 1972 ed il 1974 diventa ordinario di educazione fisica alla Alleyn's School e gli amici cominciano a chiamarlo professore, anche perché, passando sempre più tempo in quella stanza buia illuminata solamente da un fascio di luce a due passi da Croydon, il professor Roy comincia a porsi domande.. E’ a furia di fissare uno schermo su cui vengono proiettate una dopo l’altra una lunga serie di immagini fisse in un inganno continuo, la stasi che porta alla percezione del movimento, che Roy comincia a dubitare della realtà e ad interrogarsi sul concetto di finzione.. Gli anni sessanta sono gli anni in cui l’immagine tempo si trasforma in immagine movimento, in cui l’evento, l’accadere delle cose, assume una sua validità ontologica al di là della percezione umana dello spazio e del tempo..



La fenomenologia del reale lascia spazio alla fenomenologia degli affetti e per lo stesso motivo il professor Roy ritorna al suo primo amore, il calcio.. Così, all’improvviso, decide di abbandonare il mestiere di professore di educazione fisica e il fetido utero di Croydon per trasferirsi in Svezia, ad allenare una squadra senza né arte né parte come l’Halmstad.. Abbandonato oramai quello stucchevole razionalismo positivista in cui è cresciuto, che non riesce a spiegare la possibilità dell’esistenza di un posto maledettamente espressionista come Croydon, e attratto dall’amore per le opere del cineasta svedese Ingmar Bergman, da quel suo ostinarsi a dipingere in ogni scena l’impossibilità umana di essere in qualsiasi luogo, il professor Roy si trasferisce quindi ad Halmstad, patria tra gli altri dell’ex giocatore dell’Arsenal Freddy Ljungberg.. una cittadina fantasma dimenticata da dio e dagli uomini, dove si parla una lingua che a lui, unico spettatore, è assolutamente incomprensibile.. Qui, dopo avere visto al cinema Luci D’Inverno, realizza l’unico miracolo possibile nel momento della solitudine dell’uomo abbandonato da dio, al primo anno con l’Halmstad vince un incredibile scudetto, tre anni dopo fa il bis.. Anni dopo in un’intervista paragona questa esperienza alla trasformazione dell’acqua in vino.. Ma in quegli anni svedesi dio continua a non manifestarsi e Roy comincia a perdersi in una continua e vana ricerca dell’io.. Il professor Roy, spettatore di cinema e di calcio, si è messo in testa di cercare l’uomo, e per farlo deve tornare vicino a Croydon.. unico luogo di cui è ancora convinto di possedere certezza empirica della sua esistenza.. Croydon, fetido sobborgo né pre né post industriale del sud di Londra, culla dell’umanità e prescelta sede del Grande Tempio eretto dagli dei che custodisce la verità assoluta, quella dell’esistenza dell’uomo..



Il professor Roy accetta quindi l’offerta del Bristol City, poche ore di treno da Londra.. Ma come tutti i gentiluomini britannici in generale, e gli intellettuali di Croydon in particolare, Roy non capisce un cazzo di economia e non si accorge che il club è avviato al fallimento ed è in caduta libera dalla prima alla quarta serie.. Il Bristol City si assume la responsabilità della restaurazione Tatcheriana e, a immagine del crollo economico e sociale dell’intero paese, come il capro espiatorio condannato a vagare nel deserto comincia la sua discesa nelle serie inferiori del calcio britannico.. da dove non risalirà mai più.. E’ un vero peccato, perché Bristol e Croydon.. coi loro grigi e fatiscenti palazzoni popolari, con quell’archeologia postindustriale che labirintifica ogni via di fuga materiale o anche solo immaginaria.. sono molto simili.. Ma il professor Roy non lo capisce, pensa che quel crollo sia una contingenza non una manifestazione del declino assoluto a cui è condannato l’uomo e decide di emigrare di nuovo.. E così, con quell’aria di chi osserva la vita passargli accanto mentre le pone troppe domande e non ottiene nessuna risposta, decide di tornare nell’unico posto dove gli inverni sono più tetri e solitari di Croydon e di Bristol.. la Svezia.. Dopo un biennio all’Orebro, una squadra di pura fantasia come poteva esserlo solo la bergmaniana città di Uppsala, e dove l’etereo fantasma delle molteplici realtà possibili era afflitto dalla materialità dei sogni e delle fantasie e viceversa, Roy passa alla corazzata del Malmoe.. Qui in un film lungo cinque anni vince di tutto: coppe, coppette e campionati.. Il pubblico apprezza particolarmente l’episodio del settembre 1989, in cui viene fatta a pezzi l’Inter dei record del Trap al primo turno di Coppa Campioni (1-0 all’andata con gol di Lindman, 1-1 al ritorno a San Siro..) Per Roy è un periodo di sospensione tra realtà e finzione, in cui il pericolo incombente è che la prima sia il rifugio dall’insostenibile verità propugnata dalla seconda.. Alla fine del piano quinquennale la dirigenza del Malmoe è talmente entusiasta di questo gentleman post vittoriano con la faccia triste da intellettuale in gita che gli propone un contratto vitalizio.. ma incredibilmente il professor Roy rifiuta.. Sempre alla ricerca dell’uomo e di un luogo che lo possa contenere, dichiara: “Volevo provare l’ebbrezza di andare altrove, di muovermi.. cambiare luogo mi è sempre sembrato tremendamente eccitante..” E dove cazzo va a finire questo improbabile attraversatore del pensiero e dei luoghi, colui che un giorno se andò da Croydon fino in Svezia per cercare l’uomo nel tempo dell’assenza di dio? In Svizzera.. allo Neuchatel Xamas..



Senza volersi soffermare sull’uso delle parole “ebbrezza” ed “eccitante” riferite ad un viaggio in Svizzera.. (che nemmeno se fosse andato a trovare Albert Hofmann per un giro in bici in un acido giorno d’aprile..) forse il trasferimento nella patria di Godard avviene per amore nei confronti delle tarde opere dell’unico svizzero maoista mai esistito.. Corre l’anno 1990, il tempo ed il luogo in cui la dialettica dell’illuminismo tra capitalismo immaginario e socialismo reale abbatte la sua sintesi, costruita dall’uomo sotto forma di muro nel mezzo di Europa, e dichiara che la storia è finita.. E’ l’anno in cui Godard, con Allemagne 90 Neuf Zéro, lascia vagare alla deriva il solitario Lemmy Caution nelle macerie della poststoria alla ricerca di una guida suprema che, fosse dio o il segretario del Pcus, si manifesta solo tramite l’incapacità del uomo di relazionarsi con i suoi simili.. La Svizzera (ed Europa) come estremo nonluogo della solitudine, come luogo della definitiva perdita delle relazioni affettive umane, frammentate dall’incedere del Capitale.. E’ l’anno in cui Roy alla guida del Neuchatel riesce a battere 1-0 al Real Madrid nel terzo turno della Coppa Uefa 1991-92 (risultato poi ribaltato al Bernabeu due settimane dopo dai 4 gol di una Quinta del Buitre agli ultimi volteggi..) Corrono anni densi di cambiamenti storici, e tanto basta perché Roy assuma le redini della nazionale rossocrociata che guida ad un’incredibile cavalcata verso la qualificazione ad Usa 94 vincendo un girone che comprendeva Italia e Portogallo.. Contro l’Italia di un oramai già esaurito Sacchi, ultimo giapponese rimasto nella giungla cambogiana a difendere la dialettica materialista dell’intensitè applicata al lavoro dell’uomo sulla natura.. all’andata pareggia 2-2 (in vantaggio di 2-0 a 7 minuti dalla fine la Schweizer Nati fu raggiunta dalle reti di Roberto Baggio ed Eranio..) ed al ritorno a Berna riesce addirittura a vincere 1-0: rete del terzino destro Hottiger.. La definitiva sconfitta, ben prima del rigore di Baggio, del socialismo reale sacchiano e la sua sussunzione nei perversi meccanismi del capitale..



Dopo un buon mondiale (eliminati dalla Spagna negli ottavi) e un ottimo girone di qualificazione agli Europei del 96, il professore Roy decide di abbandonare quel luogo inospitale e di esplorare il Sud del mondo.. ed attraversata con la macchina la frontiera di Mendrisio si dirige verso quel cumulo instabile di nebbia e smog che i topografi si ostinano a chiamare Milano.. Alla corte nerazzurra di quell’ossimoro petroliere ecologista di sinistra.. che lo assume forse perché in un impeto di autolesionismo lo ricorda alla guida del Malmoe che quindici anni prima eliminò l’Inter, o forse per dare lavoro all’amico Mr. Flanaghan.. Roy decide di distaccarsi completamente dalle cose terrene per raggiungere la pace dei sensi, attraverso un processo di conoscenza interiore adeguato agli insegnamenti gnostici di scuola alessandrina.. Insomma, fa cagare.. Perde una finale di Coppa Uefa a San Siro ai rigori contro lo Schalke 04 ed avvalla la vendita di Roberto Carlos, attirandosi gli improperi di un giornalista altrimenti serio ed equilibrato come Maurizio Mosca.. E’ l’apoteosi della sconfitta.. Ma d’altronde sono gli anni in cui nelle sale cinematografiche milanesi imperano personaggi alla Salvatores, che celebrano con malcelato compiacimento la sconfitta del desiderio della loro e di tutte le altre generazioni, passate e future.. chiedendo all’alienata piccoloborghesia bottegaia di accogliere nel suo putrido ventre un nuovo sterile desiderio socialdemocratico che faccia delle piccole sconfitte quotidiane la sua ragione d’essere.. Una mortale richiesta di omologazione culturale su cui Godard aveva cercato, inascoltato, di lanciare l’allarme.. Un’atroce domanda di eutanasia culturale che era già stata generosamente accolta da uno scaltro produttore cinematografico e televisivo meneghino, che su quel narcotico sogno della nazione aveva costruito il suo immaginifico e barbarico impero.. Dopo il passaggio del professor Roy, il cinema e la vita a in Italia non saranno più gli stessi..